domenica 27 febbraio 2011

Il ritornello di sempre



dal sito de "Il Giornale di Rieti"

"Ancora con il ritornello di sempre: «per continuare ad esistere la provincia di Rieti deve rimanere nel Lazio»".

Ho letto con interesse un intervento di Franco Proietti, ex deputato del PCI della Sabina, sull'argomento che appassiona oggi una buona parte degli abitanti periferici della Provincia di Rieti. Si tratta della richiesta di uscire dal Lazio per entrare nella confinante regione Umbria. Già due anni fa Leonessa dette vita al primo referendum previsto dalla legge, tentativo che fu sventato per l'impegno massiccio di tutti i partiti verso il tentativo centrifugo guidato dal sindaco Trancassini, uomo di destra, oggi la cosa si ripeterà quasi certamente per Magliano Sabina, anch'essa guidata da un sindaco eletto anch'esso con una lista di destra. Il fatto è che chi fa politica nel recinto della provincia di Rieti ben presto si accorge che non conta niente Lui, né ancor di più l'interesse della comunità sabina.

La provincia di Rieti, ma la stessa cosa si verifica anche per Viterbo, Frosinone e Latina, nel calderone delle esigenze del Lazio di oggi non conta niente. Ogni tanto si da qualche contentino, ma tutto viene assorbito dalla megalopoli romana intorno alla quale ruota tutto. Ultimo esempio la ristrutturazione sanitaria in atto che è tutta asservita alle esigenze della sanità romana, il cui dissesto è stato la principale causa del disastro di oggi, per risolvere il quale non solo si chiudono gli ospedali di Magliano Sabina ed Amatrice, ma si tolgono alla provincia di Rieti quei finanziamenti che con tanta fatica erano stati strappati alla voracità romana nel recente passato, come l'ammodernamento della Salaria, il completamento della dorsale appenninica ecc...

Si tratta per verità di una situazione che ormai possiamo definire senza ritorno, anche perché dal 1980 in poi, dopo il primo decennio decente del governo regionale, è stato un continuo avvicendarsi di promesse non mantenute e di spoliazioni senza nessuna giustificazione se non quella di emarginare i territori periferici della Regione. Tutto questo non può essere negato da nessuno perché sta sotto gli occhi di tutti e il capoluogo sabino perde di importanza inesorabilmente ogni anno senza che nessun uomo politico o partito muova una paglia per contrastarne l'avanzata. La cosa è ormai chiara da oltre venti anni. la legge sul riordino degli enti locali del 1990 forniva gli strumenti alla classe politica regionale per rimediare a questa situazione.

Ma essa non è stata mai applicata perché avversata dai dirigenti romani di tutti i partiti romani che hanno interesse a che la mucca periferica laziale lavori a favore della megalopoli romana, dove loro appozzano e coltivano le loro fortune. I nostri piccoli uomini politici locali non contano niente perché se si permettono di alzare la testa vengono regolarmente falcidiati. E le cose continuano ad andare come vanno. Franco Proietti è intervenuto qualche giorno fa su questo problema non proponendo nulla di nuovo, ma ripetendo fedelmente il ritornello di sempre: “per continuare ad esistere la provincia di Rieti deve rimanere nel Lazio. Apriamo con la metropoli un dialogo costruttivo inteso a sviluppare le sinergie reciprocamente convenienti”. Con chi aprire questo dialogo e quali siano queste sinergie reciprocamente convenienti, Proietti non lo dice.

E Proietti, insieme all'ex senatore Belloni, si è reso promotore in questi ultimi mesi di un comitato per la rinascita della Sabina! Ora è chiaro che se si vuole dare una risposta seria al tentativo di risolvere il problema del riequilibrio del territorio periferico rispetto a quello romano, che non abbia l'odore di aria fritta, ci sono solo due soluzioni. La prima è quella che io vado sostenendo dal 1990, cioè la formazione di due regioni: una regione metropolitana che includa la capitale, e di una regione Lazio diversa da quella odierna che includa il territorio delle cinque provincie attuali.

L'esempio della regione metropolitana romana è simile a quello che si vede realizzato in Germania, a Monaco per esempio, e la regione Lazio composta dalle quattro province allargate dal territorio della ex provincia di Roma sarebbe addirittura più grande dell'Umbria e di tante altre regioni oggi esistenti. La seconda soluzione è quella di andarsene nell'Umbria, regione dalla quale la provincia di Rieti proviene dal 1927. L'Umbria è una regione emergente che finalmente, dopo decenni di assestamento, ha intrapreso la via dello sviluppo accelerato e certamente la Sabina vi troverebbe terreno favorevole per ritagliarsi quello spazio che Roma non ha mai concesso e che oggi la costringe al ruolo di cenerentola.

Ora Franco Proietti è un politico navigato, è uno che tra gli ex comunisti ha le carte in regola per dire ancora la sua. Fu protagonista con me, quando eravamo Lui alla guida del PCI di Rieti ed Io alla guida del PRI, del varo del primo centro sinistra con la partecipazione organica del PCI in Italia con la Giunta Saletti. È rimasto sempre fuori dai giochetti della sopravvivenza negli enti locali, non ha tentato di riciclarsi nei meandri del sottopotere cercandosi una collocazione da top manager come altri suoi colleghi di partito che conosciamo bene. Vive di giusta pensione per il lavoro politico svolto con dignità. È quindi un personaggio che potrebbe ancora dare qualcosa alla politica locale. Ma ci vuole dell'altro!

Pensare oggi che il problema del riequilibrio del territorio del Lazio periferico si possa “risolvere aprendo un dialogo costruttivo inteso a sviluppare le sinergie reciprocamente convenienti” e mantenendo lo stato attuale, mi sa tanto di ingenuità. Io sono sicuro che Proietti è in grado di voli politici più alti. Solo che bisogna partire dalla realtà delle cose così come sono oggi e avere il coraggio di affrontare il futuro con spirito di innovazione e con proposte concrete ma soprattutto radicali perché il tronco è ormai marcio e l'albero va tagliato. Franco, pensaci bene.

di Gianfranco Paris

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