sabato 26 febbraio 2011

Disastro ferroviario di Civita: chieste pene severe

dal sito "OnTuscia.it"

“L’errore di un lavoratore è anche colpa del datore di lavoro, dei suoi superiori e dei dirigenti”. Lapidaria l’arringa del sostituto procuratore Stefano D’Arma nel processo dell’incidente in località Pian Paradiso, Civita Castellana, che costò la vita a due macchinisti del treno regionale Viterbo-Roma della Met.Ro.
Sul banco degli imputati, con l'accusa di disastro ferroviario e delitto colposo plurimo, davanti alla terna giudicante composta da Italo Centaro, Franca Marinelli e Salvatore Fanti, i sei dirigenti della società Metroferro (ex Cotral). I tre dipendenti che furono i diretti responsabili della sciagura, hanno scelto il patteggiamento e quindi sono fuori da questo procedimento giudiziario. 
Il fatto, avvenuto nel dicembre 2003, scosse l'intera comunità civitonica. Alberto Proietti, 43 anni, macchinista di Magliano Sabina e Angelo Fantera, 38 anni, capotreno di Civita Castellana, morirono in uno scontro tra un convoglio della Metroferro e un carrello per la manutenzione della linea ferroviaria, fermo nella stazione di Pian Paradiso, frazione di Civita. Nella piccola fermata, teatro dell'incidente, il treno 705 Viterbo-Roma doveva passare accanto a un binario morto, sul quale era parcheggiato un vagone gru per la manutenzione. Il convoglio con i passeggeri, invece di tirare dritto come avrebbe dovuto, trovò lo scambio aperto, entrando nel binario con il mezzo di servizio fermo. Proietti tentò disperatamente una frenata, ma il treno si scontrò contro il braccio della gru, che sfondò la parte anteriore della motrice, schiacciando i due ferrovieri. 
La causa del disastro fu uno scambio dimenticato aperto da tre dipendenti della Met.Ro. Interrogati dal sostituto procuratore della repubblica Stefano D'Arma due giorni dopo il fatto e ancora sotto shock, ammisero il tragico errore che portò alla morte di Proietti e Fantera. Venerdì il pm ha chiesto pene severe per gli imputati: tre anni e 6 mesi di reclusione per Gennaro Maranzano, il dirigente del servizio ferroviario ritenuto il principale responsabile dell’incidente. Tre anni di detenzione, invece, per Enrico Menicacci, Umberto Montanari, Maurizio Lombardini e Claudio Camillo (rispettivamente il capooperaio preposto della squadra che operava la manutenzione, il dirigente del servizio ferroviario sulla tratta Roma-Viterbo, il dirigente responsabile della sezione impianti e armamenti e il dirigente del servizio prevenzione e protezione). 
Per Rodolfo Ronconi, responsabile coordinatore delle risorse umane, D’Arma ha richiesto la pena di 2 anni e 2 mesi di carcere. “La responsabilità dell’incidente è stata non solo dei dipendenti che hanno dimenticato lo scambio aperto” ha ribadito con forza il pubblico ministero. “C’è poco da obiettare il problema non è l’assenza di regole ma la non osservanza di queste”. Inosservanza, ha sostenuto D’Arma, soprattutto della legge 626/94 sulla sicurezza del lavoro, la mancanza di un adeguato sistema di controllo e prevenzione dei rischi e soprattutto la leggerezza con la quale i quadri della società lasciavano correre il mancato rispetto delle procedure. “Non basta affermare: ‘non sapevo niente, non mi era stato segnalato nulla’ come hanno sempre fatto gli imputati per scaricare le proprie responsabilità”. Gli avvocati di parte civile, sempre nell’udienza di venerdì, hanno chiesto un risarcimento di 450.000 euro per ciascun genitore delle vittime e di 380.000 per il fratello di una delle due, oltre alla condanna della Met.Ro. Spa poiché responsabile civile. Prossima udienza il 18 marzo, quando a parlare saranno gli avvocati difensori.

0 commenti:

Related Posts with Thumbnails