giovedì 20 maggio 2010

Marini: pericolo scomparsa?!?

Dal sito de "Il Messaggero"

di ANDREA BONANNI

Un ulteriore aumento di Irpef e Irap o la rimodulazione drastica, entro maggio, del piano di rientro dal deficit sanitario. E con il piano dovranno essere presentati anche due decreti: uno sul riordino della rete ospedaliera, l’altro sul budget 2010 per Asl e strutture accreditate. E’ una corsa contro il tempo quella che dovrà affrontare la neo presidente della Regione, Renata Polverini, se non vorrà esordire con il più impopolare dei provvedimenti: una nuova stangata fiscale. Ma la rimodulazione del piano di rientro dal deficit sanitario e il decreto di riordino della rete ospedaliera fanno tremare come non mai il Reatino. E sono due gli epicentri delle scosse: Amatrice e Magliano, i primi due ospedali che potrebbero essere cancellati dal riordino della rete, trasformati da subito in presidi di prossimità.
Il piano presentato ieri al ministero dell’Economia dalla Polverini per ottenere lo sblocco dei Fas (fondi aree sottosviluppate) per quanto riguarda la quota che ricopre il disavanzo sanitario che ammonta a 420 milioni di euro, lasca poco spazio alla fantasia e prevede il taglio di circa tremila posti letto. Mille e cinquecento riguarderanno quelli per acuti, novecento la riabilitazione e seicento la lungodegenza. Tecnicamente, nonostante il reatino abbia un rapporto posti letto-residenti pari al 2,8 per mille abitanti, ben al di sotto quindi del 3 per mille indicato nel piano alla voce “province”, il Grifoni di Amatrice e il Marini di Magliano hanno un unico destino: quello della riconversione. Gli ospedali, così come sono attualmente strutturati, lasceranno il posto a un’idea di presidio territoriale, la stessa contenuta nella bozza Morlacco-Marrazzo datata 2009, successivamente accantonata per ragioni meramente elettoralistiche. Dunque, conti alla mano, i piccoli ospedali territoriali avranno vita breve. Per comprendere le ragioni dei tagli di posti letto, basta fare un rapido calcolo sulle spese di gestione del Grifoni di Amatrice che ogni anno costa al sistema sanitario regionale circa 15 milioni di euro, di cui 3 milioni e mezzo soltanto di Drg (costo medio di ciascun ricovero). Ieri la Polverini si è presentata all’appuntamento col Governo con in mano il decreto dell’ex commissario Guzzanti. Lo stesso che prevede l’abbattimento di 400 milioni di costi sanitari e tagli di 2mila e 500 posti letto. Ma senza un provvedimento per una riorganizzazione credibile del sistema ospedaliero, per la governatrice sarà difficile evitare i vincoli di spesa e scongiurare l’ulteriore aumento delle imposte. Minimi i margini di manovra. E quelli esistenti sono blindati da un altro decreto Guzzanti (relativo ai fabbisogni assistenziali) che indica in 18mila 860 i posti letto necessari per gli acuti (contro i 20.103 che si contano negli ospedali e nelle cliniche accreditate), in 3mila le degenze nella riabilitazione (di fronte alle 3.900 esistenti) e in 900 i posti nei centri di lungodegenza (sui 1.500 esistenti). E mentre per il Grifoni è presumibile pensare a un azzeramento degli attuali 29 posti letto per acuti, per il Marini di Magliano, vista la collocazione strategica con l’autostrada, forse si tenderà ad adottare una terapia meno invasiva, ma ugualmente proiettata al ridimensionamento dei circa settanta posti letto oggi in funzione.
Sullo sfondo di questo scenario tutt’altro che rassicurante, si apprende che l’ex commissario ad acta, oltre al ticket per i disabili, dal 1 aprile ha previsto anche l’abolizione dell’assistenza indiretta per anziani non autosufficienti e per pazienti affetti da patologie degenerative come i tumori.

Questa è la prima prova per la nuova presidenza della Regione: confermare le promesse elettorali di mantenimento del nostro ospedale. Aldilà delle chiare esigenze di rientro dal debito, appare veramente strana una cosa: come è possibile che vengono richiesti ulteriori tagli di posti letto ad ospedali che risiedono in territori in cui la media tra posti letto e popolazione è già al di sotto del limite richiesto? Non sarebbe più corretto sottrarrne altrove, dove questa media è ancora più alta? O forse nei piani alti c'è l'idea di voler lasciare un intero territorio senza un proprio ospedale di riferimento, oppure obbligare i malati ad "espatriare" in Umbria, con un costo comunque molto alto per la sanità laziale?

Niccolò 

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