giovedì 27 maggio 2010

Ancora incertezze sul destino della provincia

Il destino della "nostra" provincia appare appeso ad un filo. La bozza della manovra anticrisi del governo è chiara: entro quattro mesi dal momento della definitiva approvazione ed esecuzione del decreto legislativo, saranno soppresse le province indicate con un numero di abitanti inferiore ai 220 mila.

E a nulla vale la protesta di chi dice che per toccare le province bisognerebbe modificare la costituzione. Difatti l'art. 133 cost. afferma che "il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Provincie nell'ambito d'una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione". Di per sé la norma richiederebbe una iniziativa dei comuni, il parere (non vincolante) della regione, e poi una legge ordinaria dello stato. Inoltre la norma non fa riferimento direttamente all'abolizione, ma solo alla modifica e alla creazione di nuove province. Ciò lascerebbe spazio all'interpretazione restrittiva di chi afferma che, nel caso di mera abolizione delle province, non ci sia neanche bisogno dell'impulso dei comuni e del parere regionale. In ogni caso, non c'è bisogno della modifica della costituzione.

L'art. 5 della manovra aggiunge un ulteriore tassello e dà "facoltà ai Comuni, entro 60 giorni, di scegliere la nuova provincia tra quelle non soppresse della propria Regione" e prevede 120 giorni prima che un decreto del presidente del Consiglio arrivi "alla nuova determinazione delle circoscrizioni provinciali". Ancora 2 mesi e saranno trasferiti i beni e le risorse delle province soppresse.
L'analisi della disposizione lascerebbe intuire che viene data la possibilità ai comuni di scegliere la provincia cui appartenere, ma tra quelle non soppresse della propria Regione. Il che significherebbe per Magliano dove scegliere tra Viterbo o Roma, a meno che non vengano previste ulteriori modifiche e si conceda la possibilità di dirigersi verso province extraregionali (Terni, per esempio).
Ma nel concedere questa discrezionalità ai comuni si è tenuto conto di tutte le ipotesi che potrebbero verificarsi? Perché, se si lascia a ciascun comune della provincia di Rieti il potere di scegliere a quale nuova provincia appartenere, potrebbe facilmente accadere che un comune scelga Viterbo, un altro vicino scelga Roma, un altro confinante con quest'ultimo scelga di nuovo Viterbo e un altro ancora confinante scelga Roma. Per esempio: Magliano sceglie Viterbo, ma Stimigliano, Collevecchio e Montebuono scelgono Roma. Tarano però sceglie Viterbo, insieme a Configni; Forano sceglie Roma etc...Si formerebbe un groviglio inestricabile, un puzzle amministrativo ridicolo, che creerebbe più problemi di quelli che intende risolvere!

Niccolò


Intanto la questione è affrontata sui giornali. Ecco una carrellata di articoli:
- Il Messaggero: 1, 2, 3, 4, 5
- Corriere di Rieti: 1, 2, 3, 4, 5, 6

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