sabato 2 ottobre 2010

Resoconto assemblea pubblica sull'ospedale

Questa sera, in sala consiliare, alla presenza di oltre cento concittadini, s'è svolta l'assemblea pubblica per affrontare le problematiche derivate dal decreto di riordino della sanità emesso dalla governatrice Polverini.
Prende la parola il sindaco il quale espone la situazione. "In passato c'erano state delle rassicurazioni sul fatto che il Marini non venisse toccato, e tutti ricordano le promesse fatte dalla presidente Polverini nella sala consiliare durante la campagna elettorale. Ulteriori "sicurezze" erano state fornite dalla medesima nell'incontro di Amatrice di qualche tempo fa, alla presenza di sette sindaci e tre consiglieri. La verità è che invece la governatrice ha mancato di parola non solo al sindaco, ma agli elettori e all'intera comunità. Il suo impegno solenne prevedeva che i presidi periferici sarebbero stati addirittura potenziati. Non c'è alcun dubbio che questo sia un comportamento grave da parte dei politici che rappresentano un territorio. Nella conferenza dei sindaci ben 73 primi cittadini firmarono una dichiarazione in cui si richiedeva che l'ospedale Marini fosse potenziato. Ulteriore supporto al nosocomio veniva dalla conferenza dei sindaci della bassa sabina e del distretto mirtense, che affermò le medesime istanze."
"Ma poi arriva la doccia fredda - continua il sindaco - e si decide di riconvertire. Il fatto è che per motivare tale decisione si sottolineano forzatamente le carenze dell'ospedale: la carenza dei posti letti, la scarsità degli accessi al pronto soccorso. La verità è che tali numeri sono il frutto di una gestione non corretta dell'ospedale. Se l'ospedale avesse goduto della disponibilità di dottori dediti alla missione medica e non alla tessera di partito, il problema non sarebbe emerso. Invece il sistema che ha portato al collasso la struttura maglianese seguiva il principio del ti rimuovo per dare spazio ad un altro dottore di partito. Le conseguenze di questa politica arrivano oggi con questo decreto, che converte il Marini in un ospedale distrettuale di secondo livello, tipo A, con funzioni "core", e primo intervento (che non è pronto soccorso, poiché è gestito solo dalla guardia medica). Rimarrà soltanto ambulatorio, senza day surgery e day hospital; resterà la terapia del dolore e il centro dialisi; infine lasciano 10 posti per malati cronici e il 118. Tutto il resto sparisce, direzione Andosilla e De Lellis.
Si prospetta (come contentino nda) di portare 40-50 posti di Rsa nel caso l'operazione di riconversione si realizzi. Cosa fare? Nel frattempo che si realizza il comitato, si stanno stampando manifesti da distribuire nei comuni contigui al nostro. Si prospetta un appuntamento con il senatore Cicolani e si sta organizzando il prossimo consiglio provinciale al Teatro Manlio."

La parola passa a Francesco Di Basilio, il quale afferma chiaramente che non si può in nessun modo compiere un azzeramento dell'ospedale senza confrontarsi con i cittadini. Aggiunge come dallo studio del documento che sancisce la morte del Marini emergono errori che palesano la mancata conoscenza della realtà del nostro ospedale (uno fra tutti, si annovera tra i reparti ostetricia o medicina nucleare, che non ci sono). Poi, se la scelta di chiudere l'ospedale è data dall'intenzione di risparmiare, tale fine non si raggiunge con la chiusura del Marzio Marini. Contro un scempio di questo tipo rammenta come sia necessario mobilitare tutti, escludendo qualsiasi trattativa al ribasso.

Prende poi la parola Fabio Di Giamberardino, il quale ricorda le parole della Polverini durante la campagna elettorale, ossia che non si sarebbe depotenziato l'ospedale, e ricorda persino la visita dell'attuale governatrice nell'ospedale. Esprime indignazione per il fatto che la promessa delusa giunge da una personalità che ricopre una carica istituzionale rilevante, sopratutto in un periodo economico come questo in cui un atto come quello che si vuole fare depaupererebbe incredibilmente un territorio come il nostro.

Sono poi seguiti interventi da parte del pubblico, che ha proposto delle forme di protesta, come quella di rimettere il mandato del sindaco e di più sindaci al prefetto, l'organizzazione di più pullman in Regione, la secessione, l'occupazione di arterie stradali etc. 

Riprende la parola il sindaco il quale afferma che se ci fosse stato Marrazzo probabilmente non si sarebbe arrivati a questa situazione, visto che ormai, con quella giunta, era stato trovato un accordo che non avrebbe ridotto l'ospedale come lo vogliono ridurre oggi, anche perché era stata trovata una formula che impediva la chiusura dell'ospedale, integrandolo totalmente nella struttura del De Lellis reatino. Ma questa modalità è stata oggi rifiutata e le conseguenze sono molto più nefaste di quelle che si potevano ragionevolmente prevedere. La realtà è che la Polverini è andata e sta andando contro la volontà di 73 sindaci (e non solo).
Oltre alle iniziative segnalate in precedenza, il sindaco sottolinea come sia necessario creare un comitato popolare che prenda in mano la situazione e guidi la pressione cittadina, organizzando in prima persona le scelte che di volta in volta il comitato ritiene opportuno prendere, in accordo con l'intero consiglio comunale e l'opinione pubblica maglianese.

Niccolò

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