mercoledì 6 gennaio 2010

Riflessioni d'Epifania

Anche quest’anno, dal basso delle mie conoscenze teatrali, mi accingo a scrivere qualche riga sulla Commedia di Natale, “’A licenza de Giuannino Trombetta”, magistralmente interpretata da tutti gli attori, a cui vanno i miei complimenti, e sapientemente scritta e rivista da Alfredo.

La storia è incentrata sulla figura del già citato Giuannino (il sempre brillante Corrado Fabrizi), che durante il periodo fascista si ritrova a gestire la sua osteria: incontrerà mille cavilli in comune per il rilascio da parte del podestà della licenza amministrativa.
Giuannino è un uomo solido nei suoi principi, socialista tutto d’un pezzo, ex sindaco, onesto, che nel rapporto con la moglie di nome Santa (una coriacea Anna Rita Pitotti) tenta, goffamente, di darsi arie virili. La sua compagna non appare mai vittima, bensì ne esce fuori una figura combattiva che, nelle bagarre matrimoniali, cerca spesso di far sentire opportunamente la sua figura femminile.
Gli amici di Giuannino si ritrovano nella sua osteria, vero e proprio “focolare” della storia. C’è l’enofilo e squattrinato Peppettu (Fabrizio Nesta), c’è l’antifascista romano esiliato Franco (Maurizio Antonelli), c’è l’elegante donnaiolo Benito (Fabrizio Valentini), c’è l’anziano ferracocchio (Fausti Ricci) e soprattutto c‘è l'apparente cerchiobottista vigile urbano Domenico (l’eccellente Ciro Pietrucci). Tutti accomunati dalla stessa passione: la poesia. Tant’è che tali soggetti fanno parte del "Club dei pastocchiari", un circolo amante delle rime e delle storie, nel quale aspirerà ad entrare anche Santa, dimostrando la sua caparbietà di donna, che simboleggia il tentativo di scardinare quegli aspetti ancora paternalistici e maschilisti della società d'allora. La lettura di queste poesie, alcune veramente molto belle e commoventi, accompagna l’intera commedia.
La situazione di partenza della storia (Giuannino e amici nell’osteria, senza una licenza) viene fortemente messa in subbuglio dall’entrata in scena di una coppia di “strurmtruppeniana” memoria composta da due soldati nazionalsocialisti (magistralmente interpretati da un Sandro Beccaccioli in grande spolvero e da un simpatico e possente Cristiano Perfetti) che irrompono nell’osteria, abusando della propria posizione e cercando ogni scusa valida per poter infastidire e mettere in difficoltà la congrega. Tutti cercano in qualche modo di non essere troppo irriverenti nei confronti dell’odiato nemico, facendo buon viso a cattivo gioco e cercando di liberarsi il prima possibile della coppia “germana”. Il più diplomatico del gruppo è sicuramente il vigile, che tenta a più riprese di giustificare ora il confino di Franco, ora la reazione stizzita di Benito, ora la mancanza dei documenti di Peppettu, millantando a più riprese una sua appartenenza al fascismo fin dalla nascita. Ma quando i due soldati chiedono prima l’esibizione della licenza (che Giuannino non ha, e che Domenico falsificherà per salvare il proprio amico) e poi, come punizione generale, impongono di trangugiare qualche sorso di olio di ricino, prima Giuannino e poi tutti i suoi amici, Domenico compreso, dimostreranno che non intendono scendere a patti con nessuno, e decideranno di subire questa pena, pur di non compromettere quei valori che li contraddistiguono.
Ed è proprio in quell’occasione che esce fuori l’animo più virile e coraggioso di Giuannino, che verrà poi dolcemente sottolineato dalla consorte, che nelle battute seguenti gli confiderà di aspettare un figlio. La dolce novella e il superamento del periodo di pericolo procurato dai nazisti ristabiliscono l’armonia nella scena, armonia che viene musicalmente palesata dalla Banda Comunale.
La commedia si conclude con un grande salto in avanti nel tempo, in cui il protagonista ricorda, ormai senile e in compagnia di Domenico, i tempi passati, e denuncia la grande barbarie della seconda guerra mondiale.
Perché la difesa dei propri valori, della vita, dell’amicizia, dei propri ideali non deve mai scendere a compromessi, nemmeno quando la verità è coperta da uno strato spesso di menzogna, e quando sarebbe molto più agevole scegliere la via semplice.

Niccolò

1 commenti:

c.g. ha detto...

"Per essere creativi non bisogna partire dalle buone vecchie cose, bensì dalle cattive cose nuove."
Bertolt Brecht

Related Posts with Thumbnails