sabato 16 gennaio 2010

NUCLEARE: Un contributo dal web

Navigando alla ricerca di informazioni mi sono imbattuto in questo scritto che ho voluto condividere con voi.

"Le centrali nucleari cosiddette “di terza generazione” (EPR) --- il governo italiano ne vorrebbe costfruire quettro in Italia --- hanno una potenza di circa 1600 megawatt ciascuna; ne esistono due, una finlandese ad Olkiluoto, a metà del suo cammino costruttivo, una in Francia a Flamanville, che dovrebbe essere completata entro alcuni anni.

Si tratta di centrali che producono elettricità col calore che si libera in seguito alla fissione, mediante urto di neutroni, rallentati per passaggio attraverso acqua, dei nuclei di uranio-235 con formazione di vari sottoprodotti fra cui plutonio e numerosi nuclei più piccoli, tutti radioattivi. Il calore che si libera viene trasferito ad una massa di acqua sotto pressione a circa 150 atmosfere e circa 300 gradi che circola in un circuito “primario” di tubazioni, e viene poi trasferito ad altra acqua (circuito “secondario”) che si trasforma a sua volta in vapore e fa girare le turbine del generatore di elettricità. Un flusso di acqua di raffreddamento (circa 70 metri cubi al secondo) trasforma di nuovo il vapore in uscita dalle turbine in acqua liquida che torna nella caldaia del circuito secondario. In queste centrali l’acqua del circuito primario del reattore, radioattiva, non viene a contatto con l’acqua del circuito secondario.

I reattori di terza generazione scoppiano come quello di Chernobyl ? Quasi certamente no perché sono circondati da un doppio involucro di protezione di cemento armato e sono dotati di speciali accorgimenti di raccolta del fluido del reattore, nel caso si verificasse una frattura nella zona contenente la radioattività.

Dove potrebbero essere messi ? Già le poche cose dette indicano che il reattore, il circuito delle turbine, gli impianti di presa e di circolazione dell’acqua di raffreddamento, sono grosse strutture, del volume di circa un milione di metri cubi, che contengono una massa di cemento, acciaio e materiali vari di circa un milione di tonnellate. La centrale deve essere installata in una zona dove è disponibile molta acqua di raffreddamento (dato lo stato e la portata dei nostri fiumi, l’unica soluzione è data dall’uso dell’acqua di mare), su suolo geologicamente stabile e senza rischi di terremoti: i due reattori in costruzione, quello finlandese e quello francese, sono in due promontori di rocce granitiche in riva al mare.

L’eventuale centrale dovrebbe essere vicino ad un grande porto perché una parte dei macchinari deve essere importato via mare; il contenitore del reattore finlandese è stato costruito in Giappone. Qui comincia il lavoro degli analisti del territorio; si tratta di percorrere le coste italiane e vedere se si trova una zona adatta per una o per “il gruppo” di centrali annunciate. Ci sono naturalmente molti altri vincoli; ai tempi della precedente avventura nucleare italiana, dal 1975 al 1986, sono state fatte numerose indagini territoriali e fu elaborata una “carta dei siti” ritenuti idonei alla localizzazione delle (quattro) centrali nucleari allora previste, che erano più piccole e con minori vincoli di localizzazione. Allora le norme internazionali indicavano la necessità di avere, intorno alle centrali nucleari, una zona di rispetto del raggio di circa 15 chilometri nella quale non dovevano trovarsi città o paesi, strade di grande comunicazione e ferrovie, aeroporti, impianti industriali, depositi di esplosivi, installazioni militari.

La varie località proposte, in Piemonte, a San Benedetto Po in Lombardia, ad Avetrana in Puglia dovettero essere scartate dopo indagini territoriali più accurate, e l’idea di costruire centrali nucleari in Italia fu finalmente abbandonata dopo la catastrofe al reattore di Chernobyl.

Anche se la, o le, localizzazioni delle nuove centrali saranno coperte dal segreto di Stato, ci sarà pure un giorno in cui i cittadini di una qualche zona d’Italia vedranno arrivare sonde e geologi e ruspe e recinzioni e gli amministratori locali dovranno fare i conti con autorizzazioni e espropri. Sarà quello il tempo in cui gli abitanti delle zone interessate vorranno interrogarsi su quello che sta succedendo, sulla propria sicurezza futura, sul destino delle acque sotterranee e delle spiagge e coste.

Non sarà il segreto o il controllo militare a impedire ai cittadini di informarsi, di leggere le carte geologiche e la frequenza dei terremoti, le norme internazionali di sicurezza delle centrali. A parte il fatto che le centrali nucleari non producono energia a costi competitivi e che è irrisolto il problema dello smaltimento delle scorie radioattive, apparirà allora che non c’è neanche nessun posto in cui insediarle, nel rispetto dell’ambiente, in un paese come il nostro geologicamente fragile, esposto a terremoti e frane, con coste già sovraffollate, spiagge erose e mari inquinati."
Giorgio (nebbia)

8 commenti:

Lorenzo Ballanti ha detto...

Non solo il nucleare è legato al fatto che si parla di materiali radioattivi pericolosi e attivi per lungo tempo, ma credo anche che economicamente puntare sul nucleare non sia un così grande investimento. Per questi motivi, nel 1987, un referendum popolare ha bandito la produzione di energia nucleare, col voto di otto italiani su dieci.
Vorrei fare delle considerazioni al di sopra dei pro e dei contro al nucleare, legati solo ad appartenenza politica. Sulla sicurezza degli impianti non esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva. A tal proposito non sono totalmente rassicuranti neanche i primi risultati degli studi in corso con l’iniziativa di ricerca internazionale promossa dagli Stati Uniti insieme ad altre nazioni, a cui si è aggiunta recentemente anche l’Italia, che passa sotto il nome di Generation IV sui reattori raffreddati ad acqua o a gas e su quelli a spettro veloce, che si è posta l’obiettivo di pervenire entro il 2030 a un prototipo di reattore in grado di tentare la sfida della sicurezza e, quindi, dell’accettabilità sociale. Non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati.
Oltre al problema legato alla sistemazione definitiva delle scorie, esiste anche la
necessità di rendere inutilizzabile il materiale fissile di scarto per la possibile
costruzione di bombe, a maggior ragione in uno scenario mondiale in cui il terrorismo globale è una minaccia attualissima. Gli impianti nucleari attivi - e lo stesso discorso vale per quelli in costruzione - se da una parte possono diventare obiettivi sensibili per i terroristi, dall’altra producono scorie dal cui trattamento viene estratto il plutonio, materia prima per la costruzione di armi a testata nucleare.
(continua)

Lorenzo Ballanti ha detto...

(II parte)
Ma veniamo al problema dei problemi su cui si continua a fare tanta propaganda, a
maggior ragione in un paese come l’Italia dove la bolletta energetica è ancora molto
alta, e cioè la vera quantificazione dei costi per la produzione di un KWh dal nucleare. Nonostante da più parti si continui a spacciare il nucleare come una tra le fonti energetiche meno costose, sono sempre più numerose le ricerche, anche molto
autorevoli, sui suoi costi “veri”, che hanno infatti scoraggiato i privati dall’investire in questa tecnologia negli ultimi decenni. Secondo il rapporto dell’Università di Cicago, considerando tutti i costi, dall’investimento iniziale e dalla progettazione fino ad arrivare alla spesa per lo smaltimento delle scorie (che incide fino al 12% del prezzo totale di produzione elettrica), il primo impianto nucleare che entrerà in funzione produrrà elettricità a 47-71 dollari per MWh, contro i 35-45 dei cicli combinati a gas naturale. Occorre poi fare i conti con le riserve di U235 (l’uranio fissile altamente radioattivo che, al ritmo di consumo attuale, è disponibile solo per qualche decennio - se la richiesta crescesse, si potrebbe riproporre una situazione del tutto simile a quella delle “guerre per il petrolio”) e con i tempi di realizzazione delle centrali. Per realizzare una nuova centrale nucleare occorrono almeno 10 anni, senza considerare le inevitabili proteste delle popolazioni eventualmente interessate dall’insediamento. Un Paese come il nostro, che deve ripartire da zero visto, metterebbe in campo ingentissime risorse per una tecnologia che usa una fonte naturale - l’uranio - in via di esaurimento e che potrebbe usare per pochissime decine di anni, creando tra l’altro immensi problemi e per millenni per le generazioni future, con le scorie altamente radioattive. La strada maestra è molto più semplice ed è quella fondata soprattutto sul risparmio, sull’efficienza energetica e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Banalmente perché è una soluzione più immediata, sostenibile e addirittura più economica.

grillo c'è ha detto...

è una questione della massima delicatezza.
è impossibile poter ad oggi immaginare il futuro sulla base dello sfruttamento del nucleare.
è qualcosa che non esiste, un inganno, una falsa risorsa che ci viene spesso proposta accostata alle energie alternative.
semplicemente un delirio.
pensare che i campanelli delle nostre abitazioni, i campanelli di nuova generazione, possiedono al loro interno un trasformatore, e fanno perciò consumare al campanello 12 volt, sempre, costantemente, anche quando il campanello rimane inutilizzato.
la potenza così consumata ogni ora, da ogni campanello è di 4 watt.
se si moltiplicasse questa per 250 milioni di campanelli in tutta europa, arriveremmo a un consumo di 1 miliardo di watt, la stessa potenza che può erogare una centrale nucleare, una delle 40 presenti nel nostro continente.
una centrale su 40 è completamente impegnata per fornire energia a campanelli spenti.
è la politica dello stand-by.
è esattamente così per tutti gli apparecchi che abbiamo dentro le nostre case, dal televisore al decoder, dallo schermo del pc allo stereo.
queste sono notizie che tutti voi potete facilmente reperire navigando nel web.
alla luce di tutto ciò risulterà ancor più assurda la decisione di costruire una centrale nucleare, specialmente in un contesto ambientale come il nostro, nella valle del tevere, dove per anni lo stato ha imposibilitato lo sviluppo di qualsiasi cosa fosse realmente utile alla società e all'economia, in una zona sottoposta, come ricordato, da sollecitazioni sismiche.
davvero non si può rimar impassibili dinanzi a questo, e come cittadini abbiamo il diritto dovere di opporci, qualunque sia la nostra bandiera politica, a una tale decisione.
inutile sarà rimaner come statue di sale, ad aspettare lo scatenarsi degli eventi, cosa che tristemente richiama alla memoria il destino del marzio marini, credendo nella benevolenza dei potenti nelle stanze dei bottoni.
quelli si sono passeggeri, di turno, noi invece saremo ancora qui, ancora per moltissimi anni.

l.s. ha detto...

io continuo a sostenere la tesi che se il referendum dell'87 aveva dato parere sfavorevole, come è possibile arrocarsi questo diritto?

grillo c'è ha detto...

Salve sigora L.S.
Non so come sia possibile arrogarsi tale diritto.
Il governo però ha posto nel suo programma elettorale questo tipo di progetto: il nucleare.
All'ultima tornata elettorale il pdl ha conquistato un enorme consenso, rafforzatosi con il tempo anche in ambiti più settorializzati della società, come nel caso delle provincie.
Forse chi ha reso tutto ciò possibile è ignaro di cosa rappresenti il nucleare, non nella valle del Tevere, non in Italia, ma in tutto il mondo moderno.... Mostra tutto
In Italia siamo fenomenali: con una legge datata 1992, attraverso una piccola modifica di tale legge, con l'inserimento del termine "assimilate" (al posto di "rinnovabili"), il 7% delle bollette energetiche pagate da ogni songolo cittadino, ben 35 miliardi di euro fino ad oggi, sono finite nelle tasche di petrolieri, imprenditori e quant'altro, per far si che sul nostro territorio sorgessero inceneritori, i famosi termovalorizzatori, quanto di più lontano dalle forme di energia rinnovabile sia immaginabile, pagate da noi cittadini.
Non consapevoli di questo abbiamo continuato a versare nel portafoglio di questi uomini fondi destinati in realtà a qualcosa che sta continuando a causare centinaia di migliaia di morti per tumori all'anno.
Non si scandalizzi se improvvisamente poi un giorno sotto il nostro naso si deciderà di costruire un impianto nucleare.
Siamo fatti così.
Non siamo adeguatamente informati e allora ci si permette di dire qualsiasi cosa.

Sono felice di vederla interessata a questi argomenti e le suggerirei di interessarsi di un'altra importantissima, quanto più concreta vicenda, che interessa noi maglianesi da molto vicino: la bonifica del terreno dove un tempo sorgeva l'impianto Masan.
Le ricordo che ultimamente il comune di Magliano Sabina si è chiamato fuori dal processo come parte civile in causa, rinunciando alla possibilità di ricevere il giusto risarcimento economico.
A presto, se lo vorrà.

l.s. ha detto...

vero, credo che come al solito sia difficile vedere oltre il proprio naso o interesse diretto..

l.s. ha detto...

vero, credo che come al solito sia difficile vedere oltre il proprio naso o interesse diretto..

grillo c'è ha detto...

è una questione della massima delicatezza.
è impossibile poter ad oggi immaginare il futuro sulla base dello sfruttamento del nucleare.
è qualcosa che non esiste, un inganno, una falsa risorsa che ci viene spesso proposta accostata alle energie alternative.
semplicemente un delirio.
pensare che i campanelli delle nostre abitazioni, i campanelli di nuova generazione, possiedono al loro interno un trasformatore, e fanno perciò consumare al campanello 12 volt, sempre, costantemente, anche quando il campanello rimane inutilizzato.
la potenza così consumata ogni ora, da ogni campanello è di 4 watt.
se si moltiplicasse questa per 250 milioni di campanelli in tutta europa, arriveremmo a un consumo di 1 miliardo di watt, la stessa potenza che può erogare una centrale nucleare, una delle 40 presenti nel nostro continente.
una centrale su 40 è completamente impegnata per fornire energia a campanelli spenti.
è la politica dello stand-by.
è esattamente così per tutti gli apparecchi che abbiamo dentro le nostre case, dal televisore al decoder, dallo schermo del pc allo stereo.
queste sono notizie che tutti voi potete facilmente reperire navigando nel web.
alla luce di tutto ciò risulterà ancor più assurda la decisione di costruire una centrale nucleare, specialmente in un contesto ambientale come il nostro, nella valle del tevere, dove per anni lo stato ha imposibilitato lo sviluppo di qualsiasi cosa fosse realmente utile alla società e all'economia, in una zona sottoposta, come ricordato, da sollecitazioni sismiche.
davvero non si può rimar impassibili dinanzi a questo, e come cittadini abbiamo il diritto dovere di opporci, qualunque sia la nostra bandiera politica, a una tale decisione.
inutile sarà rimaner come statue di sale, ad aspettare lo scatenarsi degli eventi, cosa che tristemente richiama alla memoria il destino del marzio marini, credendo nella benevolenza dei potenti nelle stanze dei bottoni.
quelli si sono passeggeri, di turno, noi invece saremo ancora qui, ancora per moltissimi anni.

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