domenica 29 novembre 2009

Un punto di vista sull'economia. (3° episodio)

Oggi, più che parlare di dettagli dell'economia o di analisi del sistema, mi piacerebbe condividere con voi una domanda che spesso mi pongo: cosa ci aspetta il futuro?
Effettivamente è più importante pensare ad oggi, che è pieno di impegni e di problemi, ma secondo me non si può pensare ad un oggi non tenendo conto del domani.
E qui, voglio collegare il premio Nobel, che si assegna come sapete ogni anno nei campi di economia, medicina, pace, eccetera a tutti coloro che studiano e pensano per noi un domani migliore.
Il premio Nobel per l'economia del 2009 è stato assegnato a due economisti americani per le loro ricerche: Elinor Ostrom (prima donna a ricevere tale premio) che lo divide a pari merito con Oliver Williamson per i loro studi sulla governance economica.
Elinor Olstrom, 76 anni, insegna alla Indiana University di Bloomington ed è considerata infatti tra i principali studiosi del pool di risorse comuni. In particolare, il lavoro della Ostrom, che in Italia ha pubblicato il libro Governare i sistemi collettivi, si è soffermato sulle interazioni tra gli esseri umani e gli ecosistemi per arrivare ad un equilibrio che sia di lungo periodo e sostenibile per l'uso delle risorse.
Secondo il pensiero della Ostrom, le foreste, la pesca, il petrolio, l'acqua rappresentano il pool di beni comuni che gli esseri umani attraverso la creazione di accordi istituzionali sono riusciti a sfruttare senza però arrivare al collasso degli ecosistemi. Ma nonostante i successi ottenuti siano tanti, gli esseri umani sono anche responsabili di innumerevoli sfasci di ecosistemi diversi, per questo il suo lavoro attuale sottolinea la necessità di indagare la natura dell'interazione uomo-ecosistema per risolvere i problemi che questa pone. Il riconoscimento del nobel all'economia alla Ostrom, spiega il comitato, è perché «ha dimostrato come le comproprietà possono essere gestite in maniera efficace delle associazioni di utenti». Oliver Williamson, di anni ne ha 77 anni, insegna a Berkeley, nella University of California, ed è il creatore della cosiddetta economia neo-istituzionalista, conosciuta anche come economia dei costi di transazione, in cui si sostiene che ogni organizzazione economica nasce dal tentativo di minimizzare costi di transazione in contesti caratterizzati da contratti incompleti, investimenti specifici, opportunismo e razionalità limitata (e qui mi soffermo un secondo: infatti, fino a prima del 1970 con Simon, autore della teoria della razionalità limitata, l'economia si basava sul concetto della razionalità economica, dove l'uomo veniva estremizzato quasi ad essere un “Dio” economico. Comunque sia, anche dopo la critica di Simon, che cercava un modello per poter spiegare meglio il comportamento umano di cui parleremo in un altra puntata magari, l'economia pre-crisi si appoggiava ancora molto al concetto della razionalità economica cambiando, GUARDA CASO, opinione dopo la crisi e dando un Nobel a chi sviluppa e sostiene le tesi in antitesi).
Per Williamson l'obiettivo di ogni organizzazione economica è quello di ridurre i costi di transazione sia ex-ante sia ex-post e la loro interdipendenza. Da qui la motivazione dell'assegnazione del premio da parte della Commissione di Oslo: «per la sua analisi della governance economica, in particolare i confini di un'impresa». Con i suoi studi, si spiega nella motivazione, Williamson «ha mostrato che i mercati e le organizzazioni gerarchiche, a riflesso di quanto avviene nelle aziende, hanno delle strutture di governance alternative che si differenziano per il modo diverso di risolvere i conflitti di interesse». Mettendo insieme le motivazioni del Comitato di Oslo, si vede come si ricerchi sempre di più un punto di equilibrio tra sviluppo umano e uso delle risorse.
Quindi ecco dove si sta dirigendo, almeno spero, il nostro futuro: nella cooperazione tra tutti noi e nell'integrazione umanità-ecosistema, per far si che si possa vivere in un mondo migliore, più sereno e meno disastrato dalla nostra mano.
Perché alla fine ci guadagniamo tutti.. e se questa non è economia, allora cosa può esserlo?
E voi, come pensate che sarà il nostro futuro??

Mirko Rossi

2 commenti:

Unknown ha detto...

Mirko scusa il ritardo di pubblicazione...però te azzeccali gli indirizzi mail!

niccolò ha detto...

L'argomento non è certo semplice, visto che ci sono alcuni tecnicismi (e io non sono un economo). Ma ritengo che ci si possa aggrappare al concetto originale di sviluppo sostenibile, ossia al principio in base al quale la generazione e il sistema attuale deve utilizzare le risorse di cui dispone in maniera non indiscriminata, non compromettendo lo sviluppo delle generazioni successive (in questo senso, "sostenibile").
Il come, non lo so. Ma credo che non si debba perdere di vista questo orizzonte.

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