sabato 17 luglio 2010

Il "caso Eco Service" sul Messaggero

dal sito de "Il Messaggero"



Non c’è pace, dal punto di vista ambientale, per Magliano Sabina. Una nuova ombra oscura l’ex fornace. La società “Eco service srl” di Corridonia (Macerata) che si era aggiudicata i lavori di messa in sicurezza dello stabilimento Masan in località Campana, secondo i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Ancona, era la base di un’organizzazione criminale che gestiva un traffico illegale di rifiuti. Il gruppo attivo nella gestione integrata dei rifiuti a Magliano si stava occupando della bonifica del sito dell’ex fornace, dove erano ancora presenti i resti dell’impianto di compostaggio Masan, al centro di un imponente traffico illecito di rifiuti tossici e pericolosi che, sgominato nel 2004, nella prima sentenza del processo (febbraio 2010) ha fatto contare 13 condanne. Al termine dell’operazione “Ragnatela” condotta dal Noe di Ancona, coordinata dalla procura di Napoli e partita da un controllo del Noe nella discarica di Casoria (Napoli), su trenta indagati ne sono stati arrestati nove, di cui quattro ai domiciliari.
I reati contestati vanno da associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici. Secondo le accuse, tra il 2005 e il 2009, sarebbero state smaltite illegalmente centomila tonnellate di rifiuti pericolosi, provenienti da tutta Italia e riversate in discariche italiane ed europee. A detta degli inquirenti, i rifiuti provenienti da bonifiche di siti altamente inquinati, attraverso operazioni fittizie effettuate all’interno dell’impianto della “Eco service srl” (posto preventivamente sotto sequestro), venivano “declassificati” da pericolosi a non pericolosi e poi smaltiti in siti non autorizzati, grazie all’utilizzo di documentazione contraffatta. Questo meccanismo, di cui facevano parte produttori, trasportatori, laboratori di analisi, impianti di gestione, discariche e persino un ufficiale di polizia giudiziaria, consentiva ingenti risparmi, dato che lo smaltimento in impianti autorizzati per rifiuti pericolosi comporta costi e tariffe ben più elevate. La notizia è caduta come un fulmine a ciel sereno a Magliano.
«Adesso - ha detto il sindaco Alfredo Graziani - vogliamo capire cosa è successo. Ho già preso appuntamento con il nostro avvocato Emanuele Vespaziani. E’ chiaro che, per quanto sia necessario attendere gli sviluppi della vicenda, l’azienda ad oggi è sequestrata e io, per forza di cose, non mi fido più». A Magliano però non tutti sono stati colti di sorpresa. Pietro Galadini, leader dell’associazione “Sabina territorio e ambiente”, fra i massimi accusatori della Masan, ancora una volta, come fu per l’impianto dell’ex fornace, aveva previsto quanto è successo. Non più tardi di un mese fa, Galadini aveva rilevato delle anomalie nei processi di bonifica di quel sito e aveva sporto denuncia. Nel documento viene ripercorsa tutta la storia, a partire dall’affidamento dell’appalto. Appalto che ricordiamo è stato assegnato il 29 dicembre 2009 sulla base di un finanziamento regionale (per un importo dei lavori a base d’asta di circa 463mila euro) e a seguito di una gara d’appalto a procedura negoziata che prevede, in casi di opera d’urgenza, di scegliere ed invitare i concorrenti a partecipare. La “Eco service srl”, che in provincia di Rieti ha diversi clienti, fu invitata insieme ad altre 4 aziende. I lavori si sarebbero dovuti concludere nell’aprile scorso, ma sono stati sospesi in occasione del contenzioso tra il Comune e la ditta Cogne di Aosta circa lo smaltimento di rifiuti speciali e polveri tossiche.

di RAFFAELLA DI CLAUDIO

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