Idv e Pcl ammoniscono l'amministrazione sull'Ams

dal sito de "Il Corriere di Rieti"

Una struttura con un debito di 400 mila euro. E' questo, in sintesi, il monito della situazione che i gruppi politici locali de L'Italia dei valori, del Partito comunista dei lavoratori e il comitato “Un sorriso per Magliano” lanciano come spunto di riflessione ai maglianesi sull'Azienda municipalizzata servizi, attraverso una lettera. Una questione importante per la comunità, sulla quale i gruppi vogliono porre l'accento e lo fanno tirando i conti. “Della municipalizzata - si legge nello scritto - è socio unico il Comune che, dopo aver affidato alcuni servizi alla stessa municipalizzata, attraverso trasferimenti paga il servizio”. Il punto su cui i tre mittenti della lettera pongono l'accento è proprio questo. Oltre ai costi dei servizi che prima venivano pagati con soldi in bilancio oggi, tra le uscite della Ams, figurano anche i compensi del consiglio di amministrazione. Un costo aggiuntivo quindi. "Ma come si paga tutta la struttura? - continua la missiva - da dove si prendono i soldi necessari e come è possibile far pagare i conti? E' possibile che l'Ams sia stata così virtuosa da spendere meno per svolgere gli stessi servizi di prima e contemporaneamente sobbarcarsi i costi?" Sono queste le domande su cui i gruppi pongono l'accento, arrivando a chiedere che l'attuale Cda venga azzerato e che ritornino tutti i servizi al Comune o in alternativa venga nominato un nuovo consiglio di maglianesi che magari, con il solo rimborso spese, siano disposti a svolgere le funzioni amministrative.

Sara Pandolfi

Sottolineare questa situazione è sicuramente importante, e ne va dato atto ai gruppi promotori della lettera. Ma per una corretta analisi sarebbe necessario sapere anche quanto incidono i vari costi sulla spesa dell'Ams. Anticipato che sono scettico sulla opportunità di mantenere una municipalizzata nella sua struttura odierna, dimostratasi più un costo che un vantaggio (il vantaggio era l'pportunità per la Pubblica Amministrazione di realizzare contratti di natura privatistica senza soggiacere alle normative stringenti d'ambito pubblicista), i compensi per il cda lo scorso anno corrispondevano a 40mila euro, e ora sono stati abbassati a 20mila. E tra tutte le uscite complessive dell'Ams, non è certo questa la spesa maggiore (anche se potrebbe essere ulteriormente diminuita, se non azzerata; ma in questo caso non saprei come retribuire l'impegno dei tecnici che vi lavorano). La spesa maggiore, si sa, è la casa alloggio (nonché altri servizi comunali), e proprio il taglio dell'elettricità nella struttura è simbolo di come ci siano grossi problemi di gestione della stessa.
A questo punto mi domando: come si può allo stesso tempo essere contro la "privatizzazione" della casa alloggio e allo stesso tempo contestare le spese elevate dell'Ams?
E' necessaria una scelta. E la scelta deve tener conto delle ultime novelle legislative, in particolare il decreto Ronchi. Difatti dal 31 dicembre 2010 non possono essere più compiuti affidamenti in house: la PA, derogando al principio di carattere generale dell’evidenza pubblica, invece che affidare all’esterno certe prestazioni, provvede internamente (in house, appunto) all’esecuzione delle stesse, attribuendo l’appalto o il servizio ad altra entità giuridica di diritto pubblico mediante il sistema dell’affidamento diretto senza gara (nel caso maglianese, affidando la casa alloggio all'Ams).
Le società partecipate (Ams) possono mantenere contratti stipulati senza gara formale fino alla scadenza, solo nel caso in cui le amministrazioni cedano loro almeno il 40% del capitale. In poche parole, o si cede il 40% della municipalizzata ad un privato, o si azzera la concessione e si affida il servizio solo dopo una gara pubblica (con la possibilità, non remota, che a vincere e gestire il servizio siano privati, con propri lavoratori dipendenti).

Niccolò