martedì 29 luglio 2008

Valle del Tevere, accordo per la riqualificazione del fiume

valle-del-tevere.jpgAl via il Masterplan della Provincia per le aree protette mentre una petizione popolare chiede l’istituzione di un organismo unico per il Tevere - di Emanuela Micucci

Valorizzare le risorse forestali e naturali, rilancio sociale, culturale ed economico delle aree protette della Valle del Tevere di competenza della Provincia di Roma. Questo lo scopo del Masterplan “Riqualificazione e fruizione ecosostenibile delle aree protette della Valle del Tevere - un itinerario tra il monte e il fiume…” che ha preso il via ieri con la firma del protocollo d’intesa tra la Provincia e la Regione Lazio. Finanziato con un milione di euro prevede interventi importanti per lo sviluppo del territorio, perché il Tevere non è solo il fiume di Roma. “L’obiettivo è soprattutto incrementare la promozione turistica dell’area - spiega l’assessore provinciale all’agricoltura Aurelio Lo Fazio - dando la possibilità a quanti amano le ricchezze naturali, storiche e archeologiche delle riserve provinciali ed un paesaggio praticamente incontaminato, di poterlo ammirare a piedi, in bicicletta e navigando sul Tevere”.

[...] Il Tevere è poi al centro di altri progetti di riqualificazione. Saranno ad esempio 14 i nuovi approdi che sorgeranno lungo il corso del fiume nell’ambito del “Fondo unico regionale per il turismo”. Un intervento che potenzierà la navigazione del Tevere a fini turistici sia verso nord, nel territorio delle province di Roma e di Rieti, sia verso sud, in direzione di Ostia Antica, con la possibilità di realizzare il futuro collegamento fino al mare. Nei nuovi punti di approdo si potrà scendere per proseguire il viaggio con escursioni nei territori a forte vocazione naturalistica della Valle del Tevere, che costeggia i Parchi del Soratte, di Tevere Farfa e della Marcigliana. E’ prevista anche la ristrutturazione e risistemazione di due approdi già esistenti, quelli di Ponte Marconi e di Ostia Antica, affacciato sull’area archeologica e a pochi passi dal borgo medievale con il Castello di Giulio II. 6 i nuovi approdi previsti nel Comune di Roma in direzione nord, a partire da Settebagni. Mentre a sud il più interessante nascerà all’altezza della Fiera di Roma. In Provincia invece sorgeranno a Riano, Capena, Monte Libretti e Fiano Romano. Passo Corese, Poggio Mirteto, Gavignano, Stimigliano e Magliano Sabina ospiteranno quelli della Provincia di Rieti. [...]

Dal sito VignaClaraBlog.it

1 commenti:

Anonimo ha detto...

NON CREDIAMO PIU’ NELLE FAVOLE
Sono anni che si parla di Valle del Tevere, di riqualificazione e di navigazione fluviale e, per anni, si è combattuto aspramente per includere Magliano nel progetto. La navigazione fluviale ebbe, nell’antichità una notevole importanza. Il Tevere dal IV secolo a.C. al V d.C. fu interessato da tutta una serie di trasporti fluviali affidata a navi mercantili e barche di varie dimensioni, i cui padroni sono conosciuti sotto il nome di navicularii. I lenunculi erano le imbarcazioni più comuni: di dimensioni non grandi erano molto veloci e si caratterizzavano per la prora a punta e per il gran numero di remi di cui erano muniti. Portavano persone, messaggi ed anche carichi non pesanti. Le scaphae, piccole barche a remi, in genere a fondo piatto, servivano per i traghetti e per il trasporto da sponda a sponda. Ma le imbarcazioni per eccellenza che solcavano il Tevere e i suoi affluenti a nord di Roma, erano le lintres con lo scafo allungato, stretto e poco profondo, a prua sollevata e con basse sponde. Questi battelli potevano portare anche una dozzina di passeggeri più iò timoniere (gubernator) ed erano particolarmente adatti alla navigazione in acque poco profonde e rapide. Per il trasporto di mercanzie venivano usate le naves caudicariae, imbarcazioni a due alberi senza vela che erano trainate lungo la riva destra da pariglie di buoi o da uomini, con il sistema di trasporto detto “alaggio”: in pratica i battelli venivano fatti scorrere controcorrente con corde tirate dagli animali o dagli uomini che procedevano sulle strade appositamente aperte per il “tiro”. Questo tipo di navigazione restò in funzione in epoca medievale e moderna con bufali al posto di buoi o uomini chiamati “pilorciatori”. Agli inizi del secolo XI sono documentati almeno cinque porti tra Orte e Roma. Tre sono decisamente i principali e sono situati, è importante notarlo, sulla connessione di una via terrestre a grande traffico con il fiume. Oltre a Orte, le grandi stazioni tiberine sono Magliano, sulla via Flaminia e Corese sulla Salaria. Con l’affermarsi dei regimi comunali, il controllo dei principali porti e delle relative rendite passa nelle mani della comunità che se ne servono anche per scopi politici. Così avviene a Magliano nel 1283 quando quella comunità concede con un trattato ai Narnesi il passaggio per “portum Malleani cum navibus ipsius portus sine aliquo pedaggio”, come fanno in maniera simile a Gallese con i Viterbesi. Il Parco della Valle del Tevere e la navigazione fluviale che si ripropongono oggi, sono sicuramente dei bellissimi ed ambiziosi progetti, ma, altrettanto sicuramente, non verranno mai realizzati. L’abbassamento delle acque, le rapide in alcuni punti (come sotto Ponte Felice) e le dighe costruite sul fiume, renderanno spezzettata la navigazione e bisognevole di percorsi alternativi terrestri. Altro fattore che renderà irrealizzabile è che questo è di paternità politico partitica e, guarda caso, viene riproposto, come in passato, a dieci mesi dalle elezioni amministrative che coinvolgeranno molti centri “rivieraschi”.
Quindi solo promesse, per il momento.
Comunque, ammesso e non concesso che questo progetto si potrà realizzare, passeranno decine di anni prima che questo possa avvenire. Dobbiamo essere noi, da soli, e presto, a sfruttare le rive del Tevere, fiume che fa parte della nostra storia.
Un piccolo circolo di canottaggio e canoa, con la costruzione di un piccolo “chalet” in legno per la logistica e il rimessaggio. Alle spalle possono nascere altre attività sportive quali equitazione, tennis ed altro. Piccole cose che possono produrre grande interesse. Un mini progetto, questo, che insieme a tanti altri mini progetti, altrove nel territorio, possono creare un indotto interessante per il nostro paese.

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