martedì 15 luglio 2008

L’acqua di Colle Elmo è buona.

Approfittiamo come sempre della bontà e della pazienza del nostro amico Paolo di Basilio riportando quanto lui scrive sul CORRIERE DI RIETI E DELLA SABINA....
Esito positivo per le analisi della falda a 100 mt. di profondità. Il pozzo potrà essere collegato presto alla rete idrica.

L'acqua di casa è buona. Gli esami non fiscono mai, diceva Eduardo De Filippo, ma quelli relativi al pozzo di Colle Elmo invece sì. L'ultima tornata di analisi del liquido presente nella falda, che sta ad oltre 100 metri di profondità, avrebbero dato esito positivo, perciò l'impianto potrà essere collegato al più presto alla rete idrica che alimenta i rubinetti delle abitazioni del territorio maglianese. Una buonissima notizia insomma per i cittadini che, sempre incrociando le dita, potranno gettarsi alle spalle i problemi di portata dell'acquedotto maglianese che a tutt'oggi è alimentato dalla sorgente Barco di Fabrica di Roma, nel Viterbese. Quando il pozzo verrrà collegato al vicinissimo bottino di Colle Elmo finalmente all'acqua che proviene dalla sorgente si aggiungerà a quella del pozzo che, ora sarebbe ufficiale, ha tutte le carte in regola. La ricca vena fu trovata, come si ricorderà, al termine di minuziose ricerche che andarono avanti per tutta l'estate del 2007. Il Comune di Magliano iniziò a cercare l'acqua in casa propria quando scoppiò il “caso arsenico”. Ossia quando vennero scoperte alte concentrazioni di arsernico nell'acqua che proviene da Fabrica. Perciò si studiò a fondo il territorio e spuntarono fuori vecchi studi relativi ad una presunta falda sotto a Colle Elmo. Fino ad allora però le ricerche erano andate a vuoto. In quei mesi ad avvalorare la tesi della falda sotto al Colle, che sta tra gli Angeli e Berardelli, anche uno studio geologico che indicava come la vena poteva stare ad una profondità di circa 80-100 metri. Il Comune decise di fare in fretta anche perché nel 2007 si sono verificati gravi problemi alla portata e le autobotti girarono in lungo ed in largo per fornire di acqua le zone dove i rubinetti rimanevano a secco. Iniziò la trivellazione, ma arrivati a 180 metri non si trovò nulla. Solo in una seconda campagna, partita a settembre, si arrivò a 215 metri e spuntò la falda che sembra ricchissima (almeno 12-13 litri al secondo). Prima di utilizzare l'acqua per fini pubblici però, la legge prevede che vengano fatte analisi in tutte le stagioni: l'autunno è andato bene, così come l'inverno e la primavera. Mancava l'estate. Gli esami sono stati fatti a giugno e l'acqua è risultata avere ancora una volta le caratteristiche della potabilità. Solo nei mesi scorsi ci sono stati dei problemi legati alla vischiosità per l'introduzione delle pompe, problemi superati in fretta. Ora avverrà presto l'allaccio. Quel che è certo – l'amministrazione lo ha ripetuto più volte – è che non verrà lasciata la sorgente Barco di Fabrica. “Non si lasci una sorgente per un pozzo”, ha detto nei mesi scorsi il sindaco Angelo Lini. Tuttavia per quell'acqua resta il problema dell'arsenico, non ancora risolto dall'ottobre del 2006 quando scattò l'allarme. Dopo lo stop all'utilizzo e le deroghe della Regione (l'ultima è scaduta da tre mesi) l'amministrazione attende di avere a disposizione i denari (350mila euro) che la Regione ha promesso a più riprese – anche durante un recente vertice in Prefettura – per la realizzazione di un sistema di dearsenificazione da installare alla sorgente. Il progetto affidato alla Zilio Ecologica, dopo un lavoro unitario tra tutti i gruppi, di maggioranza ed opposizione, nell'apposita commissione consiliare, costa 410mila euro circa. Senza i soldi dalla Pisana non si può iniziare.

Paolo Di Basilio

17 commenti:

Anonimo ha detto...

La possibilità di avere un ulteriore punto di approvvigionamento idrico è sicuramente una buona notizia per il nostro paese e soprattutto se l’acqua erogata ha superato gli esami di potabilità. E’da troppo tempo, ormai, che non possiamo più bere l’acqua della rete pubblica.
Ma chi è stato pizzicato dalla vipera, ha paura pure della lucertola. E allora ci piacerebbe sapere chi è che ha eseguito queste analisi. Non vorremmo che fosse lo stesso ente che le ha condotte alla Masan, o che le ha eseguite nel pozzo dell’allevamento avicolo locale, ho fatte in passato nella rete idrica comunale.
Se così fosse, avremmo qualche giustificato dubbio, e ci piacerebbe poter accedere ai risultati di dette analisi e, perché no, poter fare una rassicurante controprova altrove.
Ammesso e non concesso l’esito positivo, anche perché non è stato reso noto con nessuna esposizione di dati, cosa succederà ora?
L’acqua di Colle Elmo sarà immessa nella rete da sola o insieme a quella della sorgente Barco, tristemente famosa? Speriamo da sola, altrimenti l’inquinamento dell’altra comprometterebbe di nuovo la potabilità.
Ma da sola, basterebbe al fabbisogno?
Fabbisogno in crescita visto che l’acqua sarà consentita anche per uso alimentare.
Tutti questi interrogativi riportano d’attualità il dearsificatore.
Che fine ha fatto?
Ogni tanto, da qualche parte, leggo o sento che si sta aspettando il contributo dalla Regione. A me risulta che i soldi ci sono, e che è la Regione che sta aspettando la richiesta, corredata da un congruo progetto. Alla Regione tutto ciò non è arrivato.
E che dire della proposta di accesso ad un contributo di 1.800.000,00 euro per l’allaccio all’acquedotto del Peschiera, che non ha mai ricevuto risposta.
Forse il problema dell’acqua non si vuole risolvere, e forse sempre per quella maledetta politica partitica, che tutto avversa se parte dagli altri.
Noi siamo in attesa; se l’acqua di Colle Elmo è veramente buona e tanta, siamo i primi a gioirne.

Anonimo ha detto...

IL VERO BASTIAN CONTRARIO
Perché non cerchi essere poco più ottimista?
scettico si accidenti, ma senza esagerare.
Non voglio ribadisco, essere difensore di nessuno, ma mettere in discussione anche le analisi effettuate, suppongo da qualche università, chissà, forse Perugia;
mi sembra quantomeno eccessivo e strumentale.
L'acqua eventualmente prelevata dal Peschiera sai quanto ci costerebbe in bolletta? come minimo tre volte quanto quella attuale.
Allora collabora si, anzi collaboriamo affiché si perfezioni questo pozzo ed in concomitanza il dearsenificatore;
ci basterebbe ed avanzerebbe.

Anonimo ha detto...

Caro bastian contrario il dubbio e' piu' che lecito dopo quello che si e' visto dopo quasi dieci anni.
E come al solito le parole del sig Ballanti sono concrete e reali , le tue sinceramente hanno sempre quell'inconfondibile e inutile tono contrario e polemico.
Cmq come diceva Ballanti se l’acqua di Colle Elmo è veramente buona e tanta, siamo i primi a gioirne.

Anonimo ha detto...

la problematica dell 'arsenico è relativa alla concentrazione di questo. una presenza di tale metallo in concentrazioni basse non inficia la potabilità dell' acqua. unendo l' acqua di colle elmo con quella della sorgente di fabrica si abbetterebbe tale concentrazione riportando l' acqua dei nostri rubinetti nei limiti previsti dalle vigenti normative. il dearsenificatore, qunado arriverebbe, sarebbe un ulteriore aiuto per la tutela della nostra salute.

Unknown ha detto...

giusto, ma se si ha la possibilità di installare il dearsenificatore....quando hai la cura i palliativi nn servono!

Unknown ha detto...

fermorestando che se avessimo trovato una sorgente capace di renderci autosufficenti...la cosa risuterebbe essere chiaramente
ottima!!!

Anonimo ha detto...

Vorrei mettervi in evidenza alcune cose che i cittadini non sanno o che a parer mio non vogliono sapere, perchè se in questo paese un allevamento avicolo esiste da 40 anni e nessuno è andato mai a controllare, allora di che stiamo parlando, di analisi di fidarci ma di chi ?
Dovete sapere che dopo che noi come Associazione la Sabina Territorio e Ambiente abbiamo fatto richiesta di conoscere se quell'azienda era servita da acqua del civico acquedotto, ci è stato risposto che usufruiva di un pozzo, perciò che pesca nelle falde della Masan dichiarate dal perito del tribunale inquinate da metalli pesanti.
Ma a questo punto volevamo vederci chiaro e abbiamo chiesto alla ASL i risultati delle analisi di quel pozzo, una volta avuti sempre dopo varie peripezie, abbiamo scoperto che il laboratorio che ha effettuato tali analisi ( dichiarando quell'acqua perfetta, potabilissima ) è lo stesso laboratorio del gruppo Amadori che ha un contratto di soccida con il gestore dell'azienda (se la cantano e se la suonano).
Anche i laboratori che effettuavano le analisi alla Masan erano compiacenti? uno del sindaco di Montalto di Castro e l'altro della moglie del titolare dell'impianto.
Anche chi ha fatto le valutazioni di fattibilità dell'ex ostello poi diventato albergo a quattro stalle, potrebbe essere stato compiacente ?
Come chi ha fatto le controdeduzioni alla valutazione di impatto ambientale per la Masan prof Santar... poptrebbe essere stato compiacente ? o chi ha dato il parere favorevole alla costruzione dei locali della zona 167 potrebbe essere stato compiacente ?
Io penso che prevenire è il miglior modo di "amare", soprattutto il prossimo, visto che dovremmo lasciare hai nostri figli un mondo non dico più pulito di quello che ci hanno lasciato i nostri genitori, ma almeno ancora vivibile.
E penso anche che controllare è una garanzia anche per la stessa amministrazione, " eccessivo o strumentale" se poi ci si ammala anche di malattie gravi, poi cosa diciamo che era "eccessivo e strumentale"?

Anonimo ha detto...

hai perfettamente ragione

Anonimo ha detto...

Pietro, il tuo intervento non fa una piega e come non potrebbe?
Non sono gli indirizzi in discussione, sono i metodi che personalmente non condivido poiché in questo modo, nel modo delle continue querele chi la fa da padrone sono coloro si possono permettere di pagare i migliori avvocati sul "mercato".
Il popolo invece ha bisogno di gente onesta che governi altrettanto onestamente e questo lo si raggiunge soltanto con la politica, quella più larga possibile, dove partecipino il più largo numero possibile di cittadini.

Anonimo ha detto...

Parlando di acqua e di potabilità, mi sento di accennare ad uno dei motivi per cui questa può essere messa a repentaglio.
I nostri comportamenti alimentari incidono in maniera decisiva sul riscaldamento e l'inquinamento globale: ciò che decidiamo di consumare può fare una grossa differenza. L’esempio più esplicito è quella catena produttiva che porta sulle nostre tavole carne e alimenti di origine animale. Gli animali d’allevamento sono come macchine che convertono proteine vegetali in proteine animali. Ma si tratta di macchine inefficienti: la produzione di cibi animali richiede molte più risorse della produzione di cibo vegetale. Basti dire che per avere 1 kg di carne ne servono 15 di vegetali, per ottenere i quali si usano terreni, acqua, energia, sostanze chimiche. Un grosso imput per un piccolo output. Ma i problemi non finiscono qui: a incidere sull’effetto serra ci sono i gas, sottoprodotto della digestione animale. Prendiamo, per esempio, gli allevamenti intensivi “senza terra”, quelli con migliaia di animali concentrati in aree chiuse e messi all’ingrasso fino al momento del macello (ne abbiamo uno a Magliano, a Colle Croce): quotidianamente questo tipo di allevamenti devono smaltire, senza controllo alcuno, tonnellate di liquami nei quali sono contenuti fosforo e nitrogeno, che gli animali assorbono dai mangimi, antibiotici e altri farmaci (peraltro non acquistati nelle farmacie). Se una volta gli escrementi animali erano una risorsa per concimare i terreni, oggi un eccesso di produzione e la stessa composizione chimica delle deiezioni minaccia l’equilibrio degli ecosistemi. I liquami vengono semplicemente sparsi sui terreni e in maniera smisurata, da dove penetrano nel suolo compromettendone la qualità, fino a poi filtrare nei corsi d’acqua e inquinare le falde idriche. Si stima che circa il 70-80% del nitrogeno fornito ai bovini, suini, tacchini e galline ovaiole mediante l’alimentazione venga eliminato nelle feci e nell’urina e finisca nei corsi d’acqua. La FAO calcola che il 18% dei gas serra è dovuto alla zootecnia. Il 9% del biossido di carbonio, il 35-40% del metano e il 65% dell’ossido di azoto totali sono prodotti dagli animali d’allevamento. Eppure il consumo di carne non diminuisce, anche perché le persone non sono (volutamente) informate di queste cose. Dal 1950 al 2000 la produzione è passata da 45 miliardi di kg all’anno a 233, soprattutto a causa dell’aumento della popolazione mondiale. Il consumo si sta diffondendo in paesi in cui la carne è ancora uno status symbol. Abbiamo parlato di buona parte della carne che mangiamo, anche dalle nostre parti, che non possono assolutamente etichettarsi con un marchio di qualità, che sarebbe utile per promuovere e far decollare il territorio.
Bisogna proiettarsi velocemente verso l’agricoltura biologica, una agricoltura sostenibile e di qualità: si può fare. Ne è un esempio un’azienda agricola in provincia di Terni, per rimanere dalle nostre parti, che su i suoi 10 ettari attua il sogno di un’agricoltura a basso impatto. Il segreto è nel connubio tra innovazione e recupero delle tradizioni e delle specificità del territorio. Gli animali da carne sono tutti tassativamente allevati a terra e allo stato “brado” e nella loro alimentazione non sono previsti mangimi chimici di nessun genere. Il letame viene distribuito naturalmente dagli stessi animali sul terreno ove pascolano e, quel poco raccolto nelle stalle, buono, viene portato in altri terreni, in maniera proporzionata alla loro estensione. Le rinnovabili fanno da protagoniste: pannelli fotovoltaici alimentano il recinto di protezione e le pompe per l’irrigazione, collettori solari forniscono calore a serre termoregolate. Gli edifici sono alimentati dal minieolico e riscaldati con caldaie a pellet. L’intero fabbisogno idrico per le attività agricole è garantito da acqua piovana raccolta attraverso canali e serbatoi. Si pratica inoltre l’aridocoltura: le specie da coltivare sono scelte tra quelle con minor necessità di acqua. Ma è anche il terreno stesso a dettare le regole. Da anni l’agronoma dell’azienda studia le piantagioni originarie della zona per recuperare le tipicità locali. Le piante autoctone – ci spiega – si sono adattate all’ambiente in secoli di lotta per la sopravvivenza ed essendo più resistenti hanno minore necessità d’acqua. Il metodo di coltivazione è biologico. Una porzione di terreno è riservata alla coltivazione di piante oleaginose per la produzione di biodiesel che serve ad alimentare il gruppo elettrogeno dei macchinari necessari alle attività agricole.
Il target di certificazione di qualità, e il graduale disintossicamento delle falde acquifere, potrebbe essere raggiunto anche nei nostri territori, attraverso queste pratiche agricole efficaci.

Anonimo ha detto...

Ciao Lorenzo sono Piero, ho appena letto il tuo post, perfetto, una sola osservazione per un kg di carne non bastano 150 kg di vegetali.

Anonimo ha detto...

Eia Pietro, volevo vedere se stavi attento! (E' chiaramente un refuso).

Anonimo ha detto...

Abbiamo ancora scorte di pane per circa 7 mesi, dopodiché?...
Oggi con un quintale di grano seminato se ne raccolgono circa 26; questo con le tecniche moderne (concimi chimici, disinfestanti, anticrittogamici) e senza OGM.
Nel 1950 la popolazione mondiale raggiungeva circa i 2,5 miliardi, nel 2008 siamo a 6,7 miliardi e nel 2012 saremo (almeno io spero)7 miliardi.
Di questi i Paesi a più alta densità abitativa sono la Cina e l'India, rispettivamente con 1,33 e 1,14 mld ed il tasso di crescita demografica della Terra è dell'1,2% l'anno.
Con questi parametri sembra davvero assurdo elaborare tesi quali quelle testé svolta; un po davvero come lo struzzo che nasconde la testa per non vedere cosa succede e per struzzo intendo quella azienda ti terni, riservata magari a quei "poveri" privilegiati che vanno in vacanza in alberghi 5 stelle e tutti al completo, mentre quelli a 2 e 3 sono semivuoti.
Vorrà pur dire qualcosa no?

Unknown ha detto...

Come spesso capita ultimamente ci siamo armati di "scopa e paletta" e abbiamo ripulito l'area commenti del post da quelli che, obiettivamente, consideriamo commenti "inutili".
Questo blog, tramite i suoi post,ha sempre cercato di informare,coinvolgere e scambiare pareri su tematiche piu' o meno importanti e il numero di visite quotidiano ci ha dato sempre stimolo nel cercare di farlo al meglio possibbile.
Ultimamente per volere di diversi anonimi ,e di "anonimi piu' o meno conosciuti", si e' notata una volontaria voglia di far regredire i contenuti di vari post con inutili e "demenziali" commenti.
Invitiamo quindi queste persone ,quando non in grado di esprimere concreti commenti di evitare di scrivere assurdita' che altro non farebbero ,che lasciare tracce di "totale incapacita' di confrontarsi concretamente e seriamente".

Anonimo ha detto...

Sappiate che quando vi comportate come in questo modo, sono e sarò sempre d'accordo con voi.

Unknown ha detto...

mi ero dimenticato di firmarmi ( anche se all'interno dello staff)

ANDREA

Lorenzo Ballanti ha detto...

Eia Pietro, volevo vedere se stavi attento! (E' chiaramente un refuso).

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