giovedì 4 giugno 2009

Acqua in casa, Comune condannato

dal sito de "Il Corriere di Rieti"
Eugenio Mancosu ce l’ha fatta, dopo la causa perpetrata nei confronti del Comune più o meno quattro anni fa. Con una sentenza del tribunale di Rieti, presso la sede staccata di Poggio Mirteto, il giudice Andrea Fanelli condanna l’amministrazione maglianese, nella persona del sindaco Angelo Lini, al pagamento di 13 mila euro più iva come risarcimento per i danni subiti dall’immobile sito in via Sabina numero 2, abitazione del signor Mancosu. Danni dovuti ad una fastidiosa (e pericolosa) infiltrazione di acqua proveniente dalla non corretta messa in opera della rete di smaltimento delle acque bianche, che il Comune dovrà ora provvedere - come dice il secondo punto della sentenza - a sistemare definitivamente “con tutte le opere necessarie nel tratto compreso tra via Cavour, piazza Vittorio Veneto e via Sabina”. E’ stato proprio Eugenio Mancosu ad accorgersi della perdita, nel 2005, dopo aver visto gocce che in continuazione si spargevano su alcune stanze. Gocce che si portavano fino alla vicina piazzetta, aumentando di non poco il rischio per alcune pareti circostanti. Poi le prime segnalazioni ai tecnici del Comune, le prime sollecitazioni all’intervento nei confronti di una situazione da no prendere sotto gamba, vista la naturale tendenza dell’acqua a propagarsi quasi all’infinito, danneggiando gran parte degli oggetti “solidi” con cui viene a contatto. Forse qualche ritardo negli interventi di ripristino hanno indotto il signor Mancosu a presentarsi in tribunale, assistito dall’avvocato Cesare Chiarinelli, per fare causa al Comune, per ottenere giustizia. Intanto i primi danni si son fatti vedere, danni in alcune pareti dei locali di via Sabina 2, soprattutto quelli a maggiore esposizione dell’infiltrazione acquifera. E nessun intervento. Per quasi quattro anni. Fino a alla lettera dello scorso 22 maggio, nella quale l’avvocato Chiarinelli comunica al suo assistitio che la sentenza del suo caso è stata pronunciata . Sentenza datata 17 aprile, nella quale il giudice condanna l’amministrazione comunale maglianese, e il suo legale rappresentante, che fino alla prossima settimana è il sindaco in carica Angelo Lini. Obbligato ora, in quanto inquilino del Municipio, a seguire le disposizioni del giudice Fanelli, ripristinando il sistema di smaltimento delle acque bianche lungo la tratta “incriminata”, quella del civico numero due di via Sabina.

Paolo Giomi

3 commenti:

Anonimo ha detto...

l'ultimo danno prima dei saluti!!!!!!

Pasquino 2009 ha detto...

L’elezioni

Mo li cittadini, in tempo d’elezzione,
se so’ aradunati in mezzo a’ piazza,
tutti a sentì er candidato che s’arrazza,
eppoi quell’antro ch’è a l’opposizzione.
“Amichi,” fa er primo: “amichi mia
è la più mejo cosa che ce stìa.

Co’ la democrazzia tutto e più bello.
Ascorti le promesse nei comizzi,
te fai capace, penzi e fai giudizzi
e voti poi pe’ questo oppure quello.
Dovressi di’.., vorebbe che arancione
facesse un’antra vorta er caporione.”
“Che dichi?” fa er seconno “Nun pò esse.
A me che so’ de fora, ma integrato,
spetta er diritto che m’avete dato
e voto a chi mantiene le promesse.
Er rosso l’ha giurato: a li stranieri
li fa campà da re, senza penzieri.

Mentre arancione invece nun mantiene
quello che giura quanno fa er comizzio.
Penza a li cazzi sua. Sì, cià ‘sto vizzio.
Vota anche tu co’ me, che te conviene.
Si vòi ingojà la solita minestra,
vota er nero e armanna su la destra.”

“Eh no,” fa er primo de rimanno
“pò esse che er seconno cià raggione
de nun bissà la grazzia a l’arancione,
ma ‘st’antri, l’hai sgamati che te fanno?
Vojeno che m’accoppio mo co’ questo
e damme pè regalo un gran ber posto.

Qua se stravorge la persona onesta,
dicheno che abbisogna fa’ da parte
e levà er posto ar verde e la su’arte.
Co’ tutti misti, sai che bella festa!
Ce manca d’arbergà puro er vicino,
er fijo, l’amante, er socero, er cugino.

Ce mette er becco pure er tipo giallo
che fa: “Qua ce giocamo er fonnostiena.
Er rosso come amica cià la jena
e amico d ‘arancione è lo sciacallo.
Io penzo che noi doppo ‘sto raduno,
er voto nu’ lo damo più a gnisuno.

Si vòi aridure in peggio l’esistenza,
fa sì che sìa er rosso che ministra.
Ma nun scordà che voti la sinistra
e che nun ciai nemmanco ‘sta tendenza.
O l’una e l’antro certo n’ce se sbaja:
du facce ma l’istessa è la medaja.”

“Beh, si le cose stanno a ‘sto gradino,
sai che te dico? Do er voto in bianco.
De ‘sti vassalli mo so’ propio stanco.”
Dice ‘ncazzato nero er popolo sabino.
“Anzi, lo sai che fò? Ce vado ar seggio
e scrivo “stronzi” e forz’anche de peggio.

Unknown ha detto...

per pasquino:
a seggi chiusi pubblicheremo il tuo scritto,promesso.

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