venerdì 23 novembre 2007

Recensione: Paper Walls

Consiglio agli amanti del rock il disco Paper Walls degli Yellowcard.Questa band si è formata alla fine degli anni novanta ed è caratterizzata dalla presenza del violino come strumento aggiunto alle chitarre, basso e batteria.Il disco Paper walls è uscito nel 2007 contiene 13 canzoni che si differenziano per temi e ritmo mantenendo però sempre una buona connessione tra i vari strumenti.Ci sono brani che parlano di amore,di amicizie e rimpianti, di attualità.il ritmo incalzante del violino varia in ogni brano e rende il gruppo originale ed aperto ai generi musicali.I componenti sono:Ryan Key(voce e chitarra),Ryan Mendez(chitarra),Peter Mosley(basso),Sean Makin(violino) e Longineu Parsons III(batteria)

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Apprezzo l'impegno per la recensione ma datemi l'opportunità di aggiungere qualcosina e di limare qualche piccolo particolare...
(della serie "lasciate a cesare ciò che è di cesare" e si ç@$$o fatemmi peccare di arroganza!!)
Iniziamo dal genere: rock è un pò generico (scusate il gioco di parole)emo/pop/punk per la precisione...Sembrano essersi ripresi dalla crisi oscura di "Lights and Sounds" i nostri "cartellini gialli", abbandonano l'ondata inutile di violenza della loro sesta precedente (e sconosciuta) fatica, per lasciar spazio ad una produzione certamente meno curata (colpa della capitol records però), ma una raffinatezza compositiva certamente maggiore! Stanno crescendo musicalmente e si sente: la lora acquisita maturità ci propone un disco semplice e diretto, nuovo rispetto a "Ocean Avenue" con melodie accattivanti ben proposte dal cantante che si può appoggiare sulla solida ossatura ritmica retta da Mr Parson3°...purtroppo si sente nel mix il buco nelle frequenze medie tipico delle take live, della serie buona la prima, che non rendono giustizia al violino di Sean; e qui sottolinio nuovamente la pecca di post produzione della EMI.
Il disco riesce a mantenersi sempre su un livello qualitativo medio-alto, proponendo ottime canzoni quali la semi acustica "Shadows And Regrets", forse la perla migliore dell'album, la veloce "Five Becomes Four", guidata da un incedere di batteria tipicamente hardcore melodico e dall'ottimo violino di Sean Mackin, e "Afraid", altra canzone pop punk da "sing along", inficiata solamente da un una parte conclusiva lievemente dissonante. In chiusura di disco si staglia "Dear Bobbie", ballata acustica che Key dedica ai suoi nonni ed alla loro longeva storia d'amore, nella quale il cantante interpreta spezzoni di una lettera che il suo ormai 93enne nonno scrive alla moglie, ricordandole i periodi più belli della loro vita. Le successive "You And Me And One Spotlight" e "Cut Me, Mick" continuano quanto di buono esposto nelle precedenti, ma forse con meno convinzione, mentre la conclusiva "Paper Walls" si caratterizza per una parte introduttiva cantata da un coro di voci bianche e da melodie anche in queste caso godibili, ma forse leggermente sottotono.


I testi degli Yellowcard, pur nella loro spontanea semplicità (Sabba: Green Day Docet!:)), riescono a scrivere canzoni intense, incentrate il più delle volte sui temi dell'amore (kerplunk, dookie, ma ke lo dico a fare!).Interessente però notare come la recente crisi venga esorcizzata esponendo in musica i rinnovati rapporti tra i membri della band, come accade in "Shadows And Regrets" ("…when we were only kids / and we were best of friends / and we hoped for the best / and let go of the rest…"), oppure, altra chicca, la dipartita del chitarrista Ben Harper, avvenuta nel 2005, nel caso di "Five Becomes Four" ("…did you run away? / did you fall apart? / did you see yourself for what you are?..."). Il momento liricamente più alto del disco è però rappresentato dalla stessa "Dear Bobbie", dove Key, investendo la propria personale esperienza, raggiunge un'elevata forma di lirica ("…life has led us here / together all these years / this house that we have made / holds twenty-thousand days / and memories we've saved / since life has lead us here…").

"Paper Walls" è un buon disco, spontaneo e semplice, ma anche ricco e ben congeniato; la band ha saputo reagire ai momenti di maggiore tensione interna, producendo un lavoro di buona qualità. Certo non è alla pari di "Ocean Avenue", ma, valutata la recente scarsità di prodotti del genere veramente validi, esso rappresenta sicuramente un'oasi nel deserto.

Vi lascio con la track list almeno avete la vita più facile con emule o limeware che sia:

The Takedown
Fighting
Shrink The World
Keeper
Light Up The Sky
Shadows And Regrets
Five Becomes Four
Afraid
Date Line (I Am Gone)
Dear Bobbie
You And Me And One Spotlight
Cut Me, Mick
Paper Walls

Per tutti i chitarristi e feticisti del recording.
la ricetta è sempre la stessa per tutti i neo punk kids nu-metallari e simili e cioè:

AMPLI - triple rectifier head che pompa una bella 4X12 sempre MESA per dar voce ad una ormai nauseante

GUITARS - PRS tremonti signature model con una nota metal: monta EMG ceramici...a che gli servono se fa punk?
- Poi ogni tanto una mezza specie di SG detta diavoletto ma non so di che marca...

STUDIO - Microfoni vari a condensatore tra cui sm 57 shure

Per i pedalini e cazzi vari non vi posso dare una mano che non si trova nulla se non:
- un cry baby jim dunlop
- un Ds-1 della boss perlomeno dalle apparizioni live

Good Bye from Kilowatt

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