mercoledì 28 dicembre 2011

Spread, default e rating: il dizionario della crisi

Uno sguardo sul mondo dell'economia e finanza. Grazie al contributo di Mirko, che qui di seguito pubblichiamo, sarà più facile capire il tema della crisi finanziaria.

(valutazione dei debiti sovrani dei Paesi membri dell'Eurozona, clicca sull'immagine per ingrandire)

I telegiornali ne parlano quotidianamente ormai e siamo bombardati da approfondimenti che non fanno altro che confondere le idee più di quanto già lo siano e la crisi, oltre a manifestarsi nelle tasche degli italiani, è anche nelle teste degli stessi. Cosa diavolo è lo spread? E il rischio di default? E i rating di Standard’s and Poor?? Arabo per tanti, lo rendiamo disponibile in italiano in questo articolo.
Ebbene, questi tre concetti sono collegati tra loro come una catena: innanzitutto partiamo dalla spread. Lo spread è in generale una parola utilizzata per esprimere una differenza tra due valori numerici, soprattutto usato per le percentuali: se io ho un titolo che rende il 7% e un altro che rende il 4% lo spread tra i due titoli è del 3%. Facile, niente di complicato. Lo spread che i telegiornali ci comunicano quotidianamente è invece lo spread che esiste tra i tassi di interesse dei BTP decennali (BTP: Buono del Tesoro Pluriennale) e i Bond tedeschi (decennali anche essi, perché l’orizzonte temporale deve essere lo stesso). Come può preoccupare questo spread lo Stato Italiano e il nostro stesso Governo? Perché questo spread indica una situazione di malessere per le nostre casse? Bisogna fare un po’ di semplice scuola economica. Una delle leggi fondamentali della finanza dice che il rendimento di un titolo è direttamente proporzionale al rischio intrinseco del titolo stesso: in poche parole, più il rendimento di un titolo è alto, più il rischio di non ricevere quanto dovuto è alto. I Bond tedeschi attualmente sono i titoli di stato più sicuri a livello europeo che ci siano: questo significa che il loro rendimento non è eccessivamente alto e quindi le possibilità che il titolo non sia rimborsato è basso. Questi, essendo “sicuri”, sono presi come riferimento da chi agisce sul mercato e quindi sono la base di quella che è la loro attività di investimento, che implica ovviamente la necessità di mantenere un basso profilo di rischio per la loro attività. L’aumento dello spread tra i BTP italiani e i Bond tedeschi a causa di un aumento del rendimento dei BTP o di un abbassamento del rendimento dei Bond tedeschi indica che il rendimento dei nostri titoli di Stato è maggiore rispetto a quelli tedeschi e quindi è maggiore anche il rischio che questi non siano rimborsabili. Siccome il mercato dei titoli funziona come qualsiasi altro mercato, se si vuole vendere merce invenduta bisogna renderla più appetibile rispetto alle altre già ben vendute, quindi il rendimento dei titoli italiani si alza nel mercato proprio per questa causa, altrimenti questi sarebbero invenduti e gli operatori acquisterebbero solo Bond tedeschi.
Ma come si fa a capire se un titolo è meno rischioso di un altro? A parte l’abilità e l’esperienza degli operatori del mercato, esistono delle agenzie, cosiddette agenzie di rating che, dopo analisi qualitative e quantitative su chi emette i titoli e sui titoli stessi, esprimono giudizi sull’andamento dell’oggetto e del soggetto esaminato. Difatti, il rating è un giudizio, di cui il mercato tiene ampia considerazione influenzando decisamente le azioni di chi vi opera dentro. Standard’s and Poor non è nient’altro che la più importante agenzia di rating mondiale, una specie di “Papa” della finanza; e il declassamento del rating per i nostri titoli di Stato non è stato altro che l’inizio dei problemi per il nostro governo. Ritornando al discorso dei rendimenti dei titoli di Stato, il tetto limite dei rendimenti di titoli di qualsiasi Stato è intorno al 7/8%: questo limite è dato dal fatto che se uno Stato arriva ad offrire tali rendimenti per i suoi titoli è capace solo di rimborsare gli interessi e il capitale iniziale investito, senza fare guadagno. Oltre quel limite, non è capace neanche fi rimborsare tutti gli interessi e si verificherebbe una situazione di default.
A questo punto: cosa è il default? Prima di spiegare essenzialmente cosa è il default, bisogna parlare del rischio di default: generalmente, questo rischio è caratteristico di una contrattazione tra due parti, una che da soldi in prestito e l’altra che li riceve ed è il rischio che la parte che riceve i soldi non possa adempiere, in tutto o in parte, all’obbligazione contrattata. Nel nostro caso, il rischio di default riguarda il nostro Stato, che funziona come una qualsiasi azienda. Come un’azienda si finanzia per eseguire le proprie attività tramite mutui e finanziamenti, anche lo Stato si finanzia per mandare avanti scuole, strade, servizi pubblici e lo fa in due modi: tramite le tasse e tramite il debito pubblico. Mentre delle prime sappiamo anche abbastanza, del debito pubblico si sa un po’ di meno: lo Stato essenzialmente può prendere soldi in prestito dalle persone, garantendo un certo ritorno in tassi di interesse. Se lo Stato per appunto non può più rimborsare questi interessi, entra in una situazione di default. Se lo Stato italiano dovesse andare in default e quindi fallire creerebbe un effetto domino che avrebbe conseguenze catastrofiche su tutto il paese.
Ebbene, spero di avervi spiegato nel migliore dei modi come questi tre concetti siano legati tra loro e se volete qualche approfondimento, sarò lieto rispondere a voi su questo blog.

Mirko Rossi

0 commenti:

Related Posts with Thumbnails