mercoledì 7 novembre 2012

Rischio esuberi per i dipendenti della provincia


dal sito de "Il Messaggero"

Il dado è tratto ma la partita è ancora tutta da giocare. E se l’accorpamento con Viterbo sembra ormai ineluttabile,salvo i piccoli margini di manovra che ancora lascia la conversione del decreto sulla spending review alle Camere, ancora apertissima è la partita degli oltre mille dipendenti pubblici reatini - tra Provincia, Prefettura, Questura, Ufficio scolastico e Motorizzazione civile - sospesi tra l’attuale sede di lavoro e il rischio di un trasferimento coatto nella Tuscia.
A spaventare è una riga. Una sola, contenuta nell’articolo 6, al comma 3 del decreto emanato martedì dal governo Monti. Una riga che ridisegna le Province italiane e allo stesso tempo pone un’incognita pesante sul futuro lavorativo di tante persone. Il comma 3 dell’articolo 6 recita testuale: «Le relative dotazioni organiche (delle nuove Province, ndr) saranno rideterminate tenendo conto dell’effettivo fabbisogno». 

Tradotto: gli esuberi sono più che possibili e la mobilità un’ipotesi tutt’altro di scuola. Chi timbra il cartellino tutte le mattine trema e si chiede: servirò ancora? E se sì, dove lavorerò? A Rieti o Viterbo? E’ questo l’aspetto più inquietante del riordino istituzionale che, dietro il taglio di organismi istituzionali considerati ormai obsoleti e da cancellare, mira al risparmio vero. Che si ottiene solo colpendo il «bersaglio occupazione». E il decreto approvato dice chiaramente che in caso di personale in esubero sarà possibile fare ricorso alla mobilità, con il taglio dello stipendio all’80 per cento e poi il licenziamento, secondo un processo che, almeno questo, dovrà essere concordato con i sindacati.

Per fare un esempio, nel nuovo ufficio «Ragioneria e Bilancio» della Provincia Tuscia-Sabina, quante persone serviranno? Solo Rieti, attualmente, ne ha 16 in organico. Considerato che il nuovo ente avrà funzioni limitate, è lecito credere che oltre 30 dipendenti, compresi quelli attualmente in servizio a Viterbo, saranno sicuramente troppi.
Gli esuberi rappresentano la faccia peggiore ma timori, per i dipendenti di Palazzo Dosi e cascata per tutti gli altri impiegati negli uffici dello Stato con sede a Rieti, arrivano anche dalla sede di lavoro. Sede che dipenderà giocoforza dalle mansioni che resteranno in capo al nuovo ente.

Per capirlo bisognerà però attendere le decisioni della Regione (altro punto interrogativo, con le elezioni che incombono) chiamata per decreto a ripartire le competenze tra le Province vecchie e nuove, i Comuni e la Regione stessa. Di certo, alle nuove Province resteranno in capo l’istruzione secondaria superiore, l’edilizia collegata, la viabilità e l’ambiente. Il resto del personale (a Rieti la Provincia conta 290 persone in pianta organica) dovrà essere ricollocato in base alla ripartizione delle funzioni restanti tra Regione, Comuni e Unioni dei Comuni già esistenti, perché in questa fase è vietato farle di nuove. Non è escluso, quindi, che molti reatini dovranno spostarsi a Roma, mentre altri solo di qualche metro, da Palazzo Dosi al palazzo comunale. La partita, insomma, è assai delicata e dovrà essere giocata con intelligenza per non rischiare di perderla e trasformare tutto in rissa.

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