Difesa unanime di un Marzio Marini con 22 posti letto per acuti, day surgery, day hospital, pronto soccorso, 118, dialisi. Ma diversa strategia di maggioranza e minoranza: favorevole la prima all'indizione del referendum sul cambio regione, si astiene invece la seconda. Questo può essere il riassunto del consiglio comunale straordinario che questo pomeriggio si è svolto alle ore 17:00, presso il Teatro Manlio di Magliano Sabina.
Due i punti all'ordine del giorno:
1) la rimodulazione proposta di riordino Piano sanitario Regionale riguardo l'Ospedale della Bassa Sabina "Marzio Marini" di Magliano Sabina;
2) l'avviamento procedure tecnico-amministrative per indizione referendum popolare ai sensi dell'art. 132 della Costituzione, secondo le previsioni della legge 25-05-1970 n°352, per aggregazione del Comune di Magliano Sabina alla Regione Umbria.
Per quanto riguarda il primo, la proposta è stata votata ad unanimità. A difesa di tale posizione, si è fatto notare come in verità, analizzando la contabilità del nosocomio locale, questo è in attivo di vari milioni.
Per dare risonanza a questa delibera, si provvederà a comunicarla alla presidente della regione Lazio Polverini nonché al farla approvare da vari esponenti della politica locale nel prossimo periodo, per ribadire le posizioni già espresse in passate occasioni.
Sul punto ha preso la parola il consigliere di Rinnovamento Democratico Francesco Di Basilio, il quale ha sottolineato come sia necessario difendere l'accordo già fissato nel 2008, un accordo che prende in considerazione tutta la sanità del territorio provinciale nel suo complesso.
Si giunge poi alla seconda parte del consiglio, ossia quella riguardante l'avviamento della procedure per indire un referendum per il passaggio dal Lazio all'Umbria. Servendosi di ricerche storiche, il sindaco Graziani ripercorre anche culturalmente e geograficamente i motivi che potrebbero spingerci verso la regione centrale non bagnata dal mare. Il primo cittadino chiarisce come quella dell'ospedale sia la goccia che ha fatto traboccare il vaso: non si chiede la secessione solo per i posti letto, ma non c'è dubbio che il tema della sanità sia fondamentale, e la mancata modifica del piano di riordino come proposto dal consiglio comunale significherebbe automaticamente referendum. E visto che la chiusura dell'ospedale obbligherebbe i maglianesi a curarsi in Umbria - afferma il primo cittadino - sarebbe più che logico pagarci anche le tasse.
La proposta pone le proprie basi direttamente nell'art. 132 della costituzione italiana, comma 2 , che afferma: "Si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione e aggregati ad un'altra".
Prima di passare al voto, prende la parola il consigliere Francesco Urbanetti il quale critica la tempestività di questa scelta. Ritiene infatti che sia necessario mantenere l'appoggio da parte di tutta la provincia e continuare sulla linea finora mantenuta. Crede che tale atto sia una fuga in avanti, come dichiarato dal presidente della Provincia Fabio Melilli. Ricorda inoltre come sia al momento presente un'altra proposta sulla modifica dei territori, ossia quella di costituire una nuova regione, da parte delle 4 province laziali periferiche.
Interviene anche Di Basilio che palesa qualche perplessità nella tempistica della delibera. Preferisce non entrare nel merito della vicenda e ricorda come sia ora necessario mantenere l'obiettivo fisso sull'ospedale e continuare a combattere per questo. La ritiene anch'egli una fuga in avanti. Altrimenti domanda come sarà possibile continuare a combattere con il resto della provincia se ci si staccherà dal Lazio.
Nel discorso si inserisce il consigliere Franco Orsini che compie un ragionamento che parte dal passato, quando due anni fa l'associazione Sabinamente organizzò in sala consigliare un Forum dove già si valutava l'opportunità di un passaggio in Umbria. Allora, dichiara il consigliere, il parere era negativo, ancora oggi ci sono alcune insicurezze, ma allo stato attuale il panorama si è evoluto, e ritiene quindi opportuno giocare ora la carta del referendum.
Il consigliere Pagani afferma invece come anche in Umbria rimarremmo senza ospedale, e per questo è necessario condividere con altri questa scelta e ponderare tale decisione con maggiore tempo, insieme agli altri comuni.
Prende poi la parola il consigliere Ruggeri che ricorda come allo stato attuale ci siano ancora alcuni maglianesi che non hanno considerato i gravi effetti della chiusura del Marini, sia sanitari che economici. E quando questi effetti emergeranno e i cittadini se ne accorgeranno - continua - sarà troppo tardi. Ritiene come bisogna abbandonare la logica partitica e curare il vero interesse della popolazione. Sottolinea come in passato, in altre occasioni, la proposta del cambio regione suscitava apprezzamenti diffusi, come nel recente consiglio provinciale straordinario svoltosi a Magliano, in cui il presidente stesso Melilli esprimeva l'intenzione di spostare l'intera provincia in Umbria, laddove la battaglia avesse esito negativo.
Il sindaco Graziani aggiunge come il momento sia più che opportuno, visto che mancano oramai solo 13 giorni (dopo il 30 novembre) alla esecuzione del piano di riordino. E lancia un avviso alla Polverini: se egli dovrà essere il sindaco della chiusura del Marini, lei sarà la governatrice che perderà 43 km quadrati.
Al termine si è giunti al voto, e mentre la minoranza si è astenuta, i restanti consiglieri hanno votato a favore. La delibera è stata approvata. Con essa gli avvocati Vespaziani e Boncompagni fissano domicilio presso la Corte di Cassazione di Roma per intraprendere l'iter amministrativo che porta al referendum cittadino, a quel referendum che, se (infaustamente) l'ospedale chiuderà, così chiederà ai maglianesi: "Volete che il territorio del Comune di Magliano Sabina sia separato dalla Regione Lazio per entrar a far parte integralmente nelle Regione Umbria?"
Niccolò