dal sito "Rietinvetrina"
Ho l’impressione che nella complessa vicenda della riconversione dell’ospedale di Magliano si tenda a scaricare ogni responsabilità sul Direttore Generale Gianani dal quale si pretenderebbe l’esercizio di poteri di cui Egli non dispone.
Chiedere che sia Lui a rallentare o sospendere operazioni alle quali è tenuto per legge vuol dire, infatti, suggerirgli di commettere uno specifico reato (art.328 c.p. Rifiuto di atti di ufficio. Omissione) alla cui repressione normalmente si accompagna un’occhiuta indagine della Corte dei Conti.
Chi proporrebbe al Prefetto, al Questore, al Colonnello dei Carabinieri o al Procuratore della Repubblica una condotta omissiva o lassista? E perché mai dovrebbe essere lecito proporla al direttore generale della A.S.L.?
E’ corretto invocare l’evolversi di trattative, di incerta conclusione e di natura squisitamente politica, per bloccare un meccanismo giuridico i cui tempi sono scanditi per decreto? Ed è serio evocare la recente ordinanza del T.A.R. Lazio sul nosocomio di Bracciano come motivo per ritardare la riconversione di Magliano quando è noto che per questo ultimo caso la magistratura amministrativa si è già pronunciata senza lasciare spazio ad alcuna speranza ?
La verità è che ogni modifica degli equilibri esistenti comporta fisiologiche proteste dalle cui conseguenze molti cercano di prendere le distanze scaricando le responsabilità su chi si trova ad eseguire.
Non è comportamento da classe dirigente! E per tale si intende anche quella sindacale! Gli organi politico amministrativi, e solo loro, possono modificare, sospendere o annullare le decisioni prese, decretando in maniera differente ed opposta a quanto già stabilito. Un’altra verità affiora poi dalla vicenda di Magliano: chi si professa oppositore in piazza tace in Consiglio Regionale.
Sarà perché la legge 412 del 1991, che impone la riconversione degli ospedali sotto i 90 posti letto, ha attraversato indenne vent’anni di governi tra i quali quelli di Prodi, D’Alema, Amato e poi ancora Prodi; sarà perché al Ministero della Salute c’è stata anche Rosy Bindi che non ha inteso modificare quella norma; sarà perché la più avveduta letteratura medico scientifica, che coincide con le raccomandazioni dell’O.M.S. e dell’U.E., condivide l’orientamento della 412/91; sarà perché Marrazzo, se fosse stato più dedito all’attività amministrativa e avesse concluso la legislatura, era pronto a varare provvedimenti analoghi a quelli attualmente in vigore; sarà per questo, ed altro ancora, ma la riconversione degli ospedali del Lazio non trova ostacoli in Consiglio Regionale.
Con buona pace di chi in piazza alza la voce e addita al pubblico ludibrio il Direttore Generale della A.S.L. al quale è lecito chiedere, questo sì, di ampliare al massimo l’offerta diagnostica e di servizi nella riconvertita struttura maglianese. Almeno in attesa che il positivo andamento del piano di rientro ed eventuali conseguenti decisioni dell’Autorità politica possano disporre diversamente